Come raccontare un disco che non si racconta, ma preferisce lasciar cantare le corde dei nostri corpi, senza definire l’emozione ma piuttosto limitandosi a suggerirla, attraverso “visioni musicali” che diventano brecce nell’oscurità, crepe attraverso le quali lasciar filtrare la luce?
C’è un ardore ormai dimenticato, tra le trame dense di fumi e zolfo del nuovo disco dei Malmö, progetto che di certo non si può più chiamare né emergente (perché di cose ne hanno fatto, e ne stanno facendo eccome) né esordiente, come testimoniano non solo i due dischi fortemente post-rock che hanno animato la loro produzione discografica fino a questo terzo, esaltante step, ma anche la consapevolezza che pare celarsi dietro alla realizzazione di un lavoro importante, manifesto di un nuovo modo di sentire e di voler attraversare le bufere del mercato: “Zolfo”.
Sì, perché “Zolfo” è un po’ come il calabrone: contro ogni previsione e ogni regola della natura (o del mercato), il terzo disco (stavolta completamente strumentale) della band campana vola in alto e facendo anche tanto rumore, conquistando il plauso di addetti, pubblico e playlist di settore; sembra insomma che a desiderare quel po’ di aria che l’EP sta offrendo a tutti sia proprio lo stesso sistema, reso asmatico e fin troppo annoiato dalla terapia a base di “niente” che la discografia contemporanea continua a propinarci.
Invece, i Malmö vanno in contro-tendenza creando (speriamo!) tendenza, tirando fuori dal cilindro un lavoro che ricorda le grandi opere-concept del passato, mescolando sonorità più dure a momenti di carezza musicale quasi “classicheggiante”, con echi di rock progressivo utili a raccontare la più antica metafora dell’uomo: il vulcano come espressione di un disagio interiore, o almeno così sembra, che l’uomo catarticamente cerca di liberare, a rischio di distruggere tutto ciò che lo circonda.
Quattro brani intrecciati con lava e magma solidificati, pronti ad ustionare chiunque si avvicini all’ascolto di una delle opere più calde di questo fine 2023: un lavoro coraggioso, denso e capace di restituire fiducia a chi saprà dargliene. Noi, da oggi, ci sentiamo un po’ più al “sicuro”, anche se a ridosso del vulcano.