ZANGHI… Notes from my garden

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ZANGHI – Notes from my garden (autoproduzione)

https://open.spotify.com/album/4ASfoLjRV2YfXEsEGEJpgX?si=BbR_eUxBRu-21ILN3zCLtQ

Silvano Zanghi bassista e contrabbassista, con studi classici e jazz, si propone come compositore ed autore di testi in italiano. “Notes from my garden” è una raccolta di otto canzoni in stile jazz con influenze funky, soul, blues che danno una propria identità ad ogni singolo brano, dove la delicatezza delle melodie si fonde con la potenza ritmica. Fondamentale la presenza di professionisti con curriculum chilometrici, che danno al disco una musicalità travolgente, impeccabile. Tiziana Andreoli, chanteuse d’altri tempi,  Marco Vinicio Ferrazzi (voce con stile crooner emozionale, soprattutto in brani come Libera il cuore), Claudio Castellari che ha curato gli arrangiamenti (arrangiamenti, tastiere e sax, collaboratore con gente del calibro di Donovan B. Mixon, Tony Scott, Tammy Mc Cann, Bill Smith, Tom Sheret, Tullio de Piscopo, Ares Tavolazzi e molti altri), e, ultimo ma non ultimo, alla batteria, Luca Martelli, batterista di Liftiba e Piero Pelù, oltre che di Giorgio Canali & Rosso Fuoco e ideatore del suo progetto solista Ride Gorilla.

 

 

L’INTERVISTA

 

 

Dopo l’ascolto del disco penso che vengano fuori chiaramente due cose: la capacità di scrivere brani con strutture complesse che fanno girare sempre in maniera fluida i pezzi e la indubbia capacità di maneggiare i vostri strumenti…

D’altronde non poteva essere altrimenti, visti i curriculum dei tuoi collaboratori… Scrivere canzoni mi piace da sempre, e grazie allo studio anche del pianoforte ho potuto

approfondire questa passione. Per realizzarle parto dall’armonia, uso spesso accordi aperti, dove

ricavo poi la melodia sulla quale vengono costruiti i testi. Di quanto ho composto finora, ho scelto

per l’album quelle canzoni che potevano legare tra loro ma soprattutto variare di più negli stili.

 

Come è nato e come si è sviluppato con gli altri artisti coinvolti nel progetto questo disco?

Autoproducendo il lavoro ho dapprima coinvolto l’amico Claudio Castellari per arrangiare i brani

poi, sulle tracce guida ogni musicista ha registrato la propria parte con una certa libertà, ma

rispettando quasi tutto quanto loro indicato.

 

La summa di questa capacità credo sia ben rappresentata in Hypnotized.. Mi dici qualcosa su questo brano?

Hypnotized si è guadagnata la posizione di apertura dell’album grazie al risultato finale a

completamento delle registrazioni, ma nasce come tutte le altre canzoni con la metodologia che

ho sopra descritto. Il testo è stato realizzato da Flavio Maragno, un insegnante d’inglese (ora in

pensione) anch’egli musicista, come Elisabetta Boni, l’altra autrice dei testi in inglese, laureata in

lingue e bravissima cantante jazz.

 

C’è un brano a cui sei più affezionato e se sì perché?

Alla domanda se sono affezionato di più ad un brano la risposta è certamente no, perché li amo

tutti! Posso aggiungere però che “Strana città” è decisamente il brano più divertente da suonare,

dove la ritmica e gli stacchi evidenziano quanto descritto nel testo, marcando la “rabbia” di una

disadattata costretta a vivere e lavorare in una città che non le dà nulla.

 

Tra i collaboratori ho notato anche la presenza del batterista dei Liftiba e Pelù che mi sembra se la sia cavata molto bene con i ritmi jazzy…

Perché Luca Martelli? È mio nipote, ma non avevo dubbi sui ritmi “jazzy”, anche se conosciuto in

ambienti rock, ha iniziato a prendere le lezioni con Giulio Capiozzo all’età di 14 anni proseguendo

fino al 2000 quando Giulio purtroppo ci ha lasciato prematuramente.

 

Ritengo che mescolare musicisti provenienti da realtà diverse ne sia valsa la pena, visti i risultati

ottenuti.