Non conoscevamo Casto prima di oggi, qui su Onde Indiependenti. Sono anni che ci occupiamo di valorizzare tutto ciò che la scena emergente produce, e certo la miriade di nomi che ogni venerdì finiscono con il rinfocolare le fila del mercato discografico non aiuta a tenere d’occhio le cose belle, troppo spesso soffocate sotto chili di rumore. Ci consideriamo fortunati, quindi, nell’esserci imbattuti oggi in un brano come “Weekend”, che sembra far ben sperare sul futuro di Casto, ragazzone spezzino all’esordio con il rap nel cuore ma in mano la penna del poeta romantico.
Non stupisce oggi, al tramonto del mainstream e all’insorgere di nuovi nomi (come Blanco e Madame) capaci di fare del crossover una fede e un esempio, che anche i rappettari più duri e puri possano aver sviluppato una vena malinconicamente romantica (anche se in questo caso, l’amore di cui canta Casto sembra essersi spento nel dolore dell’abbandono e della fine) che prende forma attraverso una contaminazione transgenerica, capace di coniugare il piglio dell’hip hop alla forma canzone tipicamente pop; dopotutto, ha forse ancora senso parlare, nel 2021, di “generi musicali”?
Casto, in effetti, sembra suggerirci di no: Simone prende il cuore in mano e decide di seguirne le parabole di volo, mentre la sua voce e il suo timbro si stampano a fuoco sull’ascoltatore: le strofe spingono nel giusto modo, convincendo per identità forse ancora più del ritornello; la produzione poi regala al tutto una giusta atmosfera anni Novanta (a tratti, sforzando in un moderato “grunge”) che arricchisce ancor più di sfumature la proposta di Simone.
Insomma, nel complesso “Weekend” alza l’asticella degli esordi di oggi, e porta Simone a galleggiare ben al di sopra di quella sufficienza risicata che siamo abituati a riconoscere ai primi vagiti degli artisti emergenti: Casto sa il fatto suo e, per quanto necessiti forse ancora di una ricerca “musicale” che possa rendere giustizia al suo talento, è innegabile che il talento ci sia, e vada incoraggiato a non disperdersi.