Tra le contaminazioni riuscite di Aigì, che racconta tutto ciò che non siamo

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Non sentivamo da un po’ il nome di Aigì, artista che un anno fa si lasciò apprezzare dalla nostra redazione con un singolo dal retrogusto mainstream dedicato alla “sua” Firenze: “Piazzale Michelangelo” rivelava già la penna di Aigì, che dopo uno stop quanto mai rigenerante di un anno torna a farsi apprezzare con “Io che non”.

Il brano parte subito senza fronzoli, andando a mettere in chiaro tutto ciò che Aigì sa di sé stesso passando proprio dalla comprensione di ciò che, invece, non lo definisce affatto: dalla somma di negazioni che Antonio dissemina nel brano emerge il profilo di un tentativo di ricerca su sé stessi che passa dalla negazione più che dall’affermazione, come a voler ritrovare tra le macerie ciò che resiste al crollo delle certezze e delle sicurezze personali sì, ma oggi più che mai tragicamente collettive.

Aigì prende spunto da Madame per intelaiare un testo che ricorda i primi Perturbazione con qualche spunto di Ex-Otago, sempre nel segno di un approccio autorale che punta a dare alla parola il giusto peso, senza però appesantirsi di retorica stantia. Insomma, un ottimo ritorno per un artista da seguire con attenzione: a maggior ragione perché completamente indipendente.

Sì, come piace a noi.