Debutta sulla lunga distanza Simone Furlani, nome secolare di CELESTE, progetto della provincia veneta che ha saputo convincerci fin dal primo ascolto del suo EP “UNIVERSO (Artemisia)” arrivato qualche giorno fa in redazione, vero e proprio connubio di direzioni musicali diverse e di approcci alla scrittura che fanno della schiettezza autobiografica la chiave di lettura adatta per scoprire il giovane talento veronese.
Il disco apre le danze con “Capriccio”, singolo apripista del progetto, che in qualche modo sembra già voler introdurre l’ascoltatore “in media-res” mettendo l’amore al centro di un testo che rotola piuttosto bene, anche se qualche passaggio testuale potrebbe essere levigato ancor di più; “Pariolina” riparte proprio dallo slancio sensuale del brano precedente, ma aggiunge una sfacciataggine che ricorda, seppur in modo più glam, il celebre e quasi omonimo (nel titolo) brano di Niccolò Contessa.
“Universo”, invece, riporta il sound più in linea con l’it-pop di vena mainstream: lei (Artemisia?) continua ad essere il centro gravitazionale del disco, ma qui le melodie si fanno più ariose, più leggere e orecchiabili, e anche la narrazione più “poetica” rispetto ai brani precedenti.
Segue “18 anni”, inno alla gioventù e all’ingenuità che dà forza sparato a tutto volume grazie alla presenza di distorsioni e ritmiche incalzanti; l’esatto opposto, insomma, di “Mezza Estate”, ballad sospesa tra dolore e piacere utile a chiudere un disco che fa dell’incontro degli estremi opposti il marchio di tutta la sua scrittura.
Un buon lavoro, quello di Celeste, che in futuro certamente saprà regalarci conferme su un talento e su una musicalità che, seppur ancora grezza, merita di essere portata alla luce e affinata con attenzione.