Quando Croma è più di una semplice nota: intervista ai Syne

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Il 20 Maggio è uscito Croma, nuovo album della band Syne.
Abbiamo fatto qualche domanda ai creatori del e-rock che ci hanno spiegato in cosa consiste e che cosa significa per loro essere musicisti.

 

Intervista a cura di Angela Mingoni

Bene ragazzi, intanto benvenuti.
Allora, iniziamo con una curiosità che non può e non deve essere ignorata; è storia vecchia, ma vi prego, spiegatemi bene in cosa consiste il “Manifesto del Sinestetismo”.

Hai ragione, è una storia vecchia, ma te la raccontiamo molto volentieri. Nel 2011 Marcello e Mirko (voce e chitarra) avevano appena finito le superiori e stavano cominciando a studiare arte e musica all’università. Essendo così immersi in questi due mondi, notavamo come la stessa sensazione poteva scaturire da un colore così come da un suono. Abbiamo quindi deciso di riordinare le nostre idee in un elenco di punti con lo stile delle avanguardie artistiche del ‘900. In quel periodo erano appena stati reclutati Simone (basso) e Giovanni (tastiera) e così abbiamo trasposto la teoria nella pratica, suonando molto in sala prove e cominciando a scrivere dei pezzi. La sinestesia per noi è diventato un modo personale di concepire le canzoni e lavorare sulle atmosfere che volevamo utilizzare per comunicare. L’unico lascito concreto di questa idea sono le illustrazioni disegnate da Mirko che si trovano tra i contenuti speciali di Croma, il nostro primo album. Queste sono scaricabili con il nostro poster, acquistabile insieme al CD.

 
Siete passati da Synesthesia a Syne. Qual è stato il fattore scatenante che vi ha spinti a rivoluzionarvi, accorciando il nome della band?
E’ stata una scelta dettata dal desiderio di evitare l’agonia di sentire sempre il nome storpiato?

Qui ci ricolleghiamo alla risposta di prima. Dopo che anche Guglielmo (batteria) si è aggiunto al gruppo e suonavamo insieme da 2 anni, sentivamo che ormai il nome e il concetto di Synesthesia ci stavano stretti. Oltre a questo, come hai già intuito, abbiamo capito che era impossibile emergere con un nome che nessuno si ricordava, e figurati riuscire a scriverlo giusto e trovarci su Facebook. Il cambiamento meno traumatico ci è sembrato “Syne”, essendo il diminutivo che ormai usavamo tra di noi.

 
Croma è il titolo del vostro nuovo album. Un mix scuro di elettronica e progressive. Si dice che nel vostro caso si possa addirittura parlare della creazione di un nuovo genere, cioè che con questo album portiate sulla scena musicale quello che viene definito e-rock.
Come si riflette sul vostro processo compositivo l’accostamento dei due generi?

Dopo tre anni in cui suonavamo insieme, avevamo accumulato tante canzoni dove abbiamo potuto sperimentare nuovi generi, suoni, approcci o addirittura modi di registrare. Ad un certo punto abbiamo deciso di tirare fuori da questo calderone il materiale che ci sembrava buono e mettere un punto a questo infinito periodo di sperimentazione. Croma non è nient’altro che questo. Abbiamo deciso di presentare un album fatto e finito e di farci conoscere; il riscontro che stiamo avendo ci rende molto felici e ci fa spesso pensare a cose che non avevamo considerato. Per esempio, in tanti, come tu adesso, definite la nostra musica progressive. Non abbiamo mai pensato di voler rientrare in quel genere, ma effettivamente ci siamo resi conto di avere una vena prog, ma forse più nell’atteggiamento: volersi sempre un po’ rinnovare e non ricadere nella stessa formula compositiva ogni volta. Per quanto riguarda il mix di suoni e strumenti, siamo in realtà un po’ tutti polistrumentisti e in fase di arrangiamento più che pensare “ok qui dobbiamo fare un riff di chitarra” pensiamo più al tipo di suono da metterci e di conseguenza scegliamo uno strumento che possa coprire quel ruolo in modo più efficace. Per esempio, in alcune canzoni, abbiamo scelto di usare il basso synth dove avevamo bisogno di suoni molto bassi e definiti, facendo fare al basso parti più melodiche o ritmiche.

 
Cosa si nasconde in Cercami, primo estratto da Croma e di conseguenza singolo di presentazione della band?
Sì insomma, cosa ci si deve aspettare?

Cercami è nata da un’idea melodica di Simone. È musicalmente diversa dalle altre canzoni e questa cosa all’inizio ci ha creato non poche difficoltà. Il ritmo spezzato e i suoni leggeri ci evocavano colori sbiaditi e immagini malinconiche, così abbiamo deciso di mischiare i ricordi frammentati della nostra infanzia creando quel testo che è effettivamente un po’ criptico. Siamo contenti che, nonostante l’uso di ritmiche particolari, sia una canzone facile da ascoltare e “cercami” non è altro che un invito a cercare e ricordare quei piccoli frammenti della propria infanzia.

 
Il videoclip di Cercami è fatto di ricordi video, di testimonianze della vostra infanzia.
Vi sentite ancora bambini? Per questo motivo avete scelto di mostrarvi agli altri nella fase più vulnerabile e spensierata della vita?

Per il video di Cercami abbiamo forse scelto la strada più ovvia, ma ci sembrava comunque un’idea interessante. Ci piaceva presentaci con questo video molto personale evitando di elevarci sul piano del musicista iconico. Volevamo creare empatia con chi ci ascolta e guarda il video anche perché secondo noi è l’unico modo per comunicare e trasmettere il significato delle canzoni, e di questa in particolare.

 

Grazie ragazzi ed in bocca al lupo per tutto!

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