“Noi siamo questo e lo abbiamo accettato” Intervista a La Santeria

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Il progetto La Santeria si muove agilmente tra punk e cantautorato. Lo dimostra il nuovo singolo “Via con me”, cover di quella canzone incredibile del grande Paolo Conte. Catturati ed incuriositi da questa particolare release, li abbiamo virtualmente raggiunti per uno botta e risposta ricco di spinto interessanti e inaspettati.

Ciao e benvenuti su Onde Indipendenti! Per prima cosa, chi siete e come nasce il progetto La Santeria?

La Santeria come progetto nasce nel 17° secolo fra gli schiavi africani ai quali gli spagnoli vietavano di professare la loro religione. Finsero quindi di praticare la religione cristiana celando l’adorazione per i propri dei dietro l’iconografia cattolica. Credo che questa sia una metafora molto moderna di come viviamo noi. Cioè che nascondiamo la nostra vera essenza. Per i motivi più svariati. Invece la Santeria come punk rock band nasce nel gennaio 2017. E se il nome che abbiamo scelto esprime un concetto molto moderno nonostante risalga a centinaia di anni fa, la nostra musica è vecchia, anche se viene creata oggi. Buffo, no? Perché, insomma, stiamo parlando di punk rock fatto negli anni 20 del secondo millennio, non molto attuale. Ma questo siamo e l’abbiamo accettato.

Abbiamo ascoltato il vostro nuovo singolo, cover di Via con me del grande Paolo Conte. Intanto complimenti per come l’avete arrangiata! Ci dite perché avete scelto proprio questo brano?

Potremmo dire che il jazz e il punk hanno innumerevoli punti di contatto come movimenti di rivolta verso l’ordine costituito. Che Paolo Conte è fonte di ispirazione per noi. Che ‘Via con me’ ha un significato per qualcuno di noi. Be’ niente di tutto ciò. L’abbiamo scelta perché è una bella canzone e volevamo rovinare qualcosa di ben fatto, perché per noi è sempre un’esperienza piacevole.

Quali artisti vi ispirano maggiormente nel creare la vostra musica?

Ognuno di noi quattro ha i propri modelli. Se vogliamo proprio tirare fuori due nomi possiamo dire CCCP e Eiffel 65. I primi perché hanno asciugato la musica punk rendendola una specie di veicolo al testo. E in certi brani, anche il testo è stato asciugato rendendolo mantra. Gli Eiffel, invece, perché hanno dimostrato al mondo che si può fare musica disco con dei testi profondi e sensati. E per l’autotune.

Come si svolge il processo creativo dei vostri brani?

Prendiamo una canzone che ci piace molto, tentiamo di copiarla e – non riuscendoci – creiamo qualcosa di diverso e personalissimo. Abbiamo fatto del “non riuscire ad essere” una forma d’arte, trasformando una mancanza in un valore. Detto così sembra anche fico, invece è molto doloroso.

Visto il genere che fate, sarete sicuramente una band dal forte impatto live. Cosa succede durante i vostri concerti?

Allora voglio dirti questa. C’è una canzone all’interno del nostro primo album che si chiama Ganesh. Nell’interludio del brano c’è un mantra dedicato a – guarda un po’ – Ganesh. Be’ lo cantiamo noi e lo facciamo cantare anche al pubblico ed è un momento veramente molto profondo e spirituale. Anche se non sei indù, voglio dire. Ci sentiamo tutti un po’ più uniti, una volta tanto. Credo che questo sia importante.

Ultime righe interamente libere. Aggiungete quello che più vi pare a questa nostra chiacchierata.

Dai supportiamo il punk. Per favore.