Scritto da Daniele Verdolini
Oggi Radio Tweet Italia recensisce per voi il nuovo lavoro della band Brigan, dal titolo Transumanza Sonora. Transumanza sonora non è solamente un titolo per questo secondo studio album, a tre anni di distanza da Ti sfondo i Bodhràn (tradizione e contaminazione); è la definizione assoluta per descrivere un album con dei generi diversi che si rincorrono tra loro, si sovrappongono, si scontrano e si mescolano. Il folk e le sonorità del sud. Il celtico e le pizziche, le tammurriate, le tarantelle. Una musica talmente intensa e coinvolgente, da sembrare che voglia uscire fuori.
Transumanza Sonora apre con un’ intro solo vocale, Fronna.
Come una formula che conduce chi ascolta all’ipnosi.
E poi, tre pezzi solo strumentali che ci portano in un’altra dimensione, di tempi storici piacevolmente confusi: On The Sly, Muineiria de Chantada e Carballesa – Potpourri Asturiano.
La quinta traccia è un altro intro, An Dro, che ci prepara alla prima track con musica e voce, Ferite Ferite, dall’ intenso sapore mediterraneo.
Altra intro vocale, Benedizione della Festa e poi la sfrenata Tarantella Sangiuvannara, un assaggio di festa paesana nel meridione, quelle esperienze da vivere almeno una volta nella vita.
Si prosegue con Set Reeltammurriata, una tammurriata divisa in tre tempi differenti, quasi a scopo didattico.
La decima traccia si intitola Klama, con essa si torna ad un suono più folk, a tratti tribale, per non tradire il principio di contaminazione della band.
Avvicinandoci al termine dell’ascolto, ci imbattiamo nella quarta intro dell’album, chiamata semplicemente Intro DansPlin, per poi avventurarci in DansPlin, l’ultima traccia strumentale. Forse è il brano più onirico di questo studio album, ma spetterà a voi giudicare.
L’ascolto si chiude con Fronna Finale, una intro fatta solo con la voce, esattamente come abbiamo sentito a inizio album. L’ipnosi musicale finisce e rimaniamo con le orecchie ubriache di suoni e sapori.
Transumanza Sonora è un lavoro che sa parlare alla mente e sa svilupparsi in tutti i cinque sensi. E soprattutto, è un album che non mescola generi diversi, ma li ospita e aspetta che siano essi stessi a mischiarsi tra loro.
Da ascoltare e riascoltare.
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