Millepiani riparte da Krakatoa

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Millepiani, cantautore e frontman dei Plumbago, torna con un nuovo brano dopo un’attesa durata diversi mesi: dalla release del suo primo disco da solista, “Eclissi e Albedo“, la penna toscana aveva preferito trarsi in disparte dalle luci della ribalta e dall’ossessiva pubblicazione di “tracce di sé” per raccogliere idee e versi che oggi confluiscono in un brano che racconta l’umanità e, a suo mod0, la necessità di una “diversa umanità”.

Millepiani non è certo la prima volta che ci stupisce per scelta di “ambientazioni sonore” e mondi evocati attraverso l’eleganza della sua penna, sempre in bilico fra il “non dire” e lo sputare in faccia all’ascoltatore il senso di una riflessione che, in realtà, sembra davvero essere in continuità con il viaggio quasi “metafisico” inaugurato dal primo album; anche in “Krakatoa”, tornano non solo gli stilemi musicali battiateschi, ma anche quell’approccio alla scrittura ben intenzionato a sondare nuove profondità, e a farlo con il piglio del filosofo.

Se da una parte quello del Krakatoa fu un disastro naturale che annientò le forme di vita di un’intero arcipelago (permettendo poi agli scienziati di osservare come potesse rinascere la vita), qui sembra quasi che Millepiani voglia augurarsi una rinascita dal dubbio e dalle domande che non trovano risposta attraverso una ballad che sul ritornello apre ad un inciso che sembra quasi echeggiare alla new-wave di inizio anni Ottanta: insomma, un ottimo ritorno che conferma quanto di buono mostrato con le prime pubblicazioni.