I Sonum X, di Mantova, sono Matt Saturn (batteria/voce), Andrea Bombaci (chitarra/voce) e Marco Zerbinati (basso). Amanti di un sacco di bella musica, come rivelano le influenze del disco “Metamorpher”, uscito a dicembre 2022 e disponibile sui migliori digital store, attuano un’interessantissima ricerca sonora, atta a conciliare stoner, psichedelia, heavy rock.
Il loro debutto risale a nel Novembre 2016 con l’omonimo EP che riscontra subito feedback positivi tra le testate di settore. A Giugno 2019 esce l’album Purifire che porta il trio ad esibirsi live in varie zona della penisola.
“Metamorpher” è stato concepito nella primavera del 2022, è stato registrato ad ottobre. Il disco è più psichedelico degli altri, ma ha il vantaggio di amalgamare a perfezione influenze diverse, che guardano a tutta la storia della musica granitica, dai Black Sabbath ai Kyuss, senza però disprezzare l’evoluzione “tragica” e “doom” che il gruppo di Ozzy Osbourne ha determinato: nella musica dei trio lombardo si avvertono gli Electric Wizard, i Crowbar mentre i Cathedral sono comunque sullo sfondo. Ma andiamo con ordine…
Intro.Version è ci proietta nello spazio alla maniera degli Hawkwind e nel finale rivela presenze sinistre e inquietanti, lo spazio siderale diventa caotico. La seconda traccia, Metamorpher, rivela gli elementi portanti della band: ritmica granitica (tra i Kyuss ed alcune cose dei Pantera), uso dell’elettronica spaziale, voce distorta, sezioni veloci e granitiche, sound ferroso, a tratti psichedelico. La successiva “X@n@x” rivela l’influenza heavy della band, con influenze che partono dai Black Sabbath e arrivano ai Candlemass. Il brano ha un che di corale, con un ritornello accattivamente.
All’inizio di “Dust’n’bones” la band sembra trarre ispirazione da un celebre brano dei Black Sabbath (ci sono anche delle percussioni tribali). Subito dopo il brano è un tripudio di elementi epici. La voce si muove perfettamente su sezioni di chitarra che ricordano i Pentagram, i Witchfinder General. La sezione finale procede in modo quasi marziale. “Signals from the future” è un’immersione negli spazi siderali, che continua con “Lost In Space”. Il brano sembra essere influenzato da certa musica americana degli anni 90 (Soundgarden, Truly, Stone Temple Pilots). Molto interessante il gioco del batterista sui piatti. L’heavy è sempre sullo sfondo, la ricerca di una dimensione epica prevale. In “5th Avenue lights” tornano le ritmiche granitiche, i riff potenti, la distorsione di un certo hard rock anni 70 che saturano verso il doom e lo stoner. Il finale è decisamente più melodico. In “Outro.solution”, il caos siderale è nutrito da frasi di basso, tanto interessanti quanto tecniche.
L’album è un’ottima opera, che rivela una band con idee precise, che ha esperienza e muove la sua ricerca in una direzione originalissima.
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