L’incubo psichedelico di Duck Baleno

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DUCK BALENO presentano POPA’S NIGHTMARE (autoproduzione)

https://open.spotify.com/album/3e8y7BWSjFGq0F5GhWiavV?si=tttT_bUNQfeP8tsvK8vBzQ

 

“Popa’s Nightmare” è un lavoro nato dalla voglia di sperimentare elettronica e paesaggi sonori distesi e viscerali. Il disco è un serpente nel deserto delle frustrazioni di un’infanzia tormentata, rispetto a cui un padre vive l’incubo del dover affrontare il delirio di un figlio apatico, sadico e narcisista. Un viaggio nelle più noiose vacanze (Forty Days) o nei giochi più sadici (Playin’ with Steve). Un padre che aspetta che il figlio vada a trovarlo al cimitero, fermo, in attesa, nella sua tomba… (I’m not a Criminal). Un sentiero sulle aride colline del terrore, che echeggiano nelle note di “Jennaro”. Uno strazio nero… un viaggio che finisce con gli ultimi due accordi semplici e naif di “For Money”, lasciando spazio ad un nuovo spiraglio, luminoso e fresco… chissà. Sicuramente un disco nomade e pensato a più cicli, scritto di getto, di pancia, ma elaborato poi a lungo. Le voci sono pitchate e private spesso di origine proprio per far tramontare gradualmente l’idea del cantante come figura principale, ed inserire la melodia vocale proprio all’interno di quei paesaggi prima citati, nella mischia. L’ospite principale sono le contaminazioni, forti e vibranti. Tutto è spesso lievemente cupo, di provenienza misteriosa, ma sognante.

BIOGRAFIA

I Duck Baleno sono un gruppo di Verona nato dall’incontro delle diverse parabole musicali di: Francesco “Ambro” Ambrosini (chitarra, voce, tastiere), Francesco “Quani” Quanilli (chitarra, voce), Damiano Dalle Pezze (batteria) e Roberto Panarotto (basso).

Ambro, componente di lunga data del collettivo folk-rock C+C=Maxigross, con cui ha suonato tra Europa e Stati Uniti, anche come ospite del Primavera Sound Festival di Barcellona e del CMJ di New York, dopo aver aperto il suo studio personale ha cominciato a comporre e pubblicare materiale solista sotto il nome di Duck Chagall. Nel 2014, dopo una serie di impieghi in qualità di fonico e assistente di produzione per diverse major del mondo pop italiano, ha prodotto il primo EP degli Hardcobaleno, gruppo rock sperimentale dove suonavano Quani e Damiano, entrambi a loro volta impegnati in diverse esperienze musicali: il primo nel duo rock-blues Giudi e Quani, con cui ha girato l’Italia, il secondo nei Gramlines, con cui ha suonato anche a Delhi e Ziro Festival in India. Dal primo incontro è nato tra Ambro e Quani un sodalizio musicale di sperimentazioni psichedeliche e registrazioni electro-rock che ha presto coinvolto Roberto, giovanissimo bassista che suonava nella scena funk e jazz veronese, e infine Damiano.

Il gruppo è nato ufficialmente nel 2019 con il nome di Duck Baleno, un incontro di diversi progetti che ha unito i membri in un’amicizia musicale dove dialogano le varie influenze individuali: dal pop al rock, dall’elettronica al folk, dallo psichedelico al funk. La band ha portato la sua musica in diversi club e festival del nord Italia e dal 2020 ha iniziato a pubblicare musica originale, con Ambro come principale compositore e produttore. È proprio del 2020 il primo singolo Enough Time, sponsorizzato da Vans, che inserisce la band tra i migliori 5 artisti di Vans Musicians Wanted. A dicembre del 2022 arriva finalmente il primo album Popa’s Nightmare, dove le svariate contaminazioni che hanno caratterizzato il gruppo esplodono in un’atmosfera cupa ma fortemente onirica, accompagnando l’ascoltatore come Orfeo in un sogno misterioso che fa incursioni in diversi mondi musicali.

CREDITS

Francesco Ambrosini (Duck Chagall) – voce, tastiere, chitarra
Francesco Quanilli – chitarra
Roberto Panarotto – basso
Damiano Dalle Pezze – batteria

Produzione: Duck Chagall

 

 

L’INTERVISTA

 

Ho visto dal comunicato che venite tutti da esperienze piuttosto lunghe in ambito musicale. Questo credo che si traduca in una capacità di suonare pezzi molto convincenti, che funzionano molto bene. Quanto pensi sia importante la padronanza degli strumenti?

La padronanza degli strumenti è nulla se non si ha l’idea chiara di quello che si vuole ottenere. Gli strumenti sono a servizio del pezzo, nei duck baleno suoniamo per rendere funzionale la canzone. Saper utilizzare il proprio strumento è una condizione necessaria ma non sufficiente per essere efficaci. Chiaramente maggiore è la conoscenza dello strumento maggiore spesso è l’abilità musicale, ma grandi maestri ci insegnano che anche una semplice nota suonata strana, se inserita nel contesto giusto, può avere un effetto magistrale e trasformare la canzone, altrimenti si parla solo di virtuosismo e a noi poco interessa. Gli strumenti sono appunto “utensili” e si evolvono, e con essi il proprio utilizzo.

 

La voce usata come strumento di fatto in quasi tutti i brani…

Anche la voce stessa diventa uno strumento a servizio della canzone. A volte ci piace di più creare un tipo di atmosfera e di sonorità che veicolare un messaggio preciso (che poi…nulla si esclude). Diamo molta importanza alla melodia, a volte risulta in primo piano spesso per creare un effetto stravolgente all’interno di un contesto musicale…ed ecco quindi i pitch, i distorti e i delay avvolgenti… «Ehi ma chi è/cos’è che sta cantando?» J

 

La struttura dei brani non fa mai pensare al solito canovaccio verse-chorus-verse ma piuttosto a un flusso di coscienza sonoro in divenire…

Se si presta attenzione, la struttura dei brani è praticamente quella della canzone pop. Possiamo capire che a volte sia destabilizzante ma se si ascolta bene troviamo proprio strofa-ritornello-strofaritornello e special. Nonostante il disco sia strampalato l’ascolto risulterebbe fruibile proprio per la ripetizione di alcuni elementi scelti con cura. In qualche pezzo vi è l’impressione che sia un flusso di coscienza ma se si inizia ad entrare meglio nel disco si trovano dei pattern ben definiti e ciclici.

 

Quali sono i gruppi che secondo te vengono in mente durante l’ascolto e i gruppi che in qualche modo vi influenzano e piacciono al momento?

Sicuramente il panorama indie pop, il rock e la psichedelia fanno parte del nostro background, li abbiamo interiorizzati ed escono nelle composizioni. Troviamo interessante quando ci accostano a band a cui non avevamo nemmeno pensato ma che effettivamente calzano. Quando la gente ascolta duckbaleno è interessante per noi sapere quali reminiscenze evocano nell’ascoltatore, rimanendo spesso sorpresi. Abbiamo un batterista che viene dal punk rock, ma pure dal progressive, quindi si sente l’influenza di quel mix; un bassista onnivoro che ha suonato molto jazz e ama la psichedelia; un chitarrista che ama Jack White e il prog italiano e internazionale; poi Duck Chagall, cantante e produttore, che riesce a unire e miscelare tutti questi generi differenti con un tipo di produzione molto catchy, con un modo di cantare che talvolta approda su rive inaspettate. Nomi? King Gizzard, Raconteurs, Panda Bear, Altin Gün, White Denim…

Come vedi il 2023 che ci aspetta? Un incubo come quello di papà?

Ci auguriamo un 2023 pieno di festival, stiamo già muovendoci per questo sia in Italia sia per l’estero limitrofo, poiché non è banale organizzare un piccolo tour… tuttavia ce lo auguriamo. Speriamo che gli addetti al settore alzino le orecchie, sentano qualcosa e ci inseriscano con un po’ di coraggio nei contesti adeguati.

 

Un pubblico poco ricettivo come quello italiano come pensi accolga un disco che parla un linguaggio internazionale e molto di nicchia?

 

Purtroppo l’educazione all’ascolto nel pubblico è sempre più rarefatta e tendenzialmente in Italia non c’è una volontà così forte nello sperimentare ascolti particolari. Diciamo che l’Italia è un contesto a sé, perché la nostra musica cercherebbe ascolti ovunque in Europa e nel mondo… tuttavia qui crediamo sia considerata non abbastanza vendibile perché purtroppo pare che spesso si riduca solo a questo la musica. Vendibilità significa omologazione, omologazione significa piattume. Noi abbiamo bisogno di fare questo tipo di musica indipendentemente dalla reazione degli altri, poiché crediamo che, nonostante talvolta sembri utopico proporre roba che esca dai canoni del mercato, tutto ciò abbia però validità fino a un certo punto: spesso tutto cambia velocemente. L’ambiente è costituito da persone che scelgono, null’altro. La ricerca va avanti, l’avanguardia pure. C’è un desiderio di equilibrio tra il potersi esprimere liberamente e il guardarsi da fuori che bussa costantemente all’anima di molti artisti d’oggi. Noi facciamo quello che abbiamo sempre fatto. Suonare.

Pensate di fare date o vi mettete subito sotto con un altro disco?

Vogliamo entrambe le cose! Faremo sicuramente date ma non siamo fermi con la costruzione di altri brani nemmeno ora, a un mese dell’uscita del primo lavoro. Ci sono fiumi di idee in cantiere e materiale già per altri dischi. Materiale che andrà ben strutturato e che non vediamo di suonare live