Dopo svariate collaborazioni con Ennio Morricone, Giovanni Allevi, Renato Zero, Laura Pariani, un’intesa attività in ambito lirico sinfonico in Italia e all’estero, Giovanni Battaglino, cantautore con all’attivo una carriera trentennale, torna con un nuovo lavoro che mette al centro “la parola”, il titolo dell’album è infatti Ricominciare dalle parole. 10 brani che, prima di trovare posto su delle basi musicali, hanno preso vita in un Taccuino che ha accompagnato Giovanni Battaglino in questo viaggio fatto di incontri con musicisti, autori e collaboratori.
Gli abbiamo chiesto di realizzare, per Ondeindiependenti, una playlist con i dieci brani di cantautorato italiano che, secondo Battaglino, tutti dovrebbero ascoltare almeno una volta nella vita. Qui di seguito trovate la selezione.
La staffetta in bicicletta di Vinicio Capossela feat. Mara Redeghieri
Si parla quasi sempre di Partigiani quando si parla di Resistenza, quasi mai di Staffette. Questa canzone si apre nel migliore dei modi cioè con dei nomi, perché le persone per essere ricordate devono avere un nome e questo elenco con l’incalzare della musica ci da proprio l’idea di queste giovani staffette, della loro infaticabile e spericolata opera durante gli anni della Resistenza. Le donne che non imbracciavano il fucile ma combattevano coraggiosamente. Mancava una canzone su questo argomento ed era difficile affrontarlo così bene, senza retorica ma con grande efficacia
Fai rumore di Diodato
Quando la vittoria a Sanremo coincide con un brano bellissimo e memorabile sia per il testo che per la musica. Un inciso che non ti esce più dalla testa e che è veicolo perfetto delle parole. Le strofe così diverse e lontane come linea melodica creano un ambiente musicale ricco e sorprendente pur nel tempo breve di una canzone. Come in un vero evergreen. E ci possiamo identificare nel protagonista, perché i silenzi fanno un rumore insopportabile e tutti noi torniamo sempre da chi sa far suonare le nostre corde.
Si ritorna a casa dei Manitoba
Per rimanere in tema di ritorni passiamo ad un brano di una band che è anche una coppia. I fiorentini Manitoba scelgono per questa canzone un titolo molto usato nel rock e nel blues di tradizione ma ne fanno un’ambientazione contemporanea e cittadina. Sottopassaggi e grattacieli, finestre e sporcizia e una grande voglia di resistere, di restare in piedi. Anche qui si realizza la cosa più difficile in una canzone cioè un perfetto connubio tra parole e note, tra immagini evocate dal testo e suoni. L’efficace interpretazione vocale di Giorgia Rossi Monti e Filippo Santini a tratti quasi a cappella è ciò che suggella tutta questa alchimia
Mia cara Ines dei Solutumana
Tratta da uno dei dischi più riusciti del cantautorato italiano di fine millennio scorso, cioè La danza, questo brano acustico dei Solutumana è una canzone d’amore bellissima e originale sia per la struttura musicale che per il testo, Una ritmica leggera e incalzante, un flauto che tesse semplici ma pregnanti temi nei momenti di pausa nel cantato, una voce baritonale dal timbro leggero e dal colore molto interessante ci delineano questo rapporto a due dove come nella canzone di Diodato mentire è impossibile anche se è molto difficile comunicare
L’illogica allegria di La Crus
Giorgio Gaber che lascia un attimo il teatro canzone per scrivere una canzone come agli inizi della sua carriera, qui nell’interpretazione di uno dei gruppi più significativi del panorama cantautorale italiano. Tratto da Crocevia, un disco dove i La Crus interpretavano una serie di brani della storia della canzone d’autore nel nostro Paese. Sandro Luporini, l’autore dei testi di Giorgio Gaber, si interroga su come ci si possa sentire “bene” nonostante tutto quello che succede di terribile nel mondo e a dispetto del malumore diffuso. Un piccolo bagliore, un bel paesaggio, la bellezza ci salva ancora una volta e paradossalmente rischiamo di vergognarcene.
Sulle rive di Morfeo di Carmen Consoli
Dall’ambientazione *alle prime luci del mattino* della canzone precedente andiamo a ritroso *sulle rive di Morfeo*. Eva contro Eva è un disco epocale sia per la musica italiana che per la mia storia personale, L’anno di uscita dell’album passai una parte dell’estate in Trentino per un Tour di Opera lirica che prevedeva molte recite in vari teatri della regione, Durante gli spostamenti in auto ascoltavo in loop questo album meraviglioso e questa canzone era quella che preferivo. Da allora tutte le volte che la sento torno fra le dolomiti col pensiero. Ho visto poi che Carmen Consoli l’ha inserita spesso nei suoi concerti acustici consacrandola come uno dei suoi brani più riusciti
Trieste di Lucio Corsi
Questa canzone è emblematica di come si possa creare qualcosa di nuovo senza rinunciare a melodia e poesia, di come si possa lasciare *aria* (per rimanere in tema con la canzone) intorno alla voce nel mix senza avvilupparla e comprimerla in un muro di suoni finti alla ricerca di chissà quali dinamiche. E’ anche la dimostrazione di quanta bella realtà cantautorale ci sia in Italia, di quante belle canzoni nascano ogni giorno che meriterebbero di finire nei canzonieri e nelle serate con la chitarra a cantare tutti insieme. Non c’è niente di più bello che il tempo passato cantando con altre persone musica bella, niente che faccia meglio all’anima.
Il suono che fa l’Universo di Ilaria Pilar Patassini
Forse la canzone più bella sulla maternità secondo me. Versi semplici e geniali, Cantati da una voce incantevole e viscerale di donna che diventa tutte le donne, tutte le madri quando sanno prendersi il loro tempo, quando riescono a smettere di correre contro il tempo e fermarsi ad ascoltare il suono che fa l’Universo che per l’occasione si è trasferito nel loro ventre.
Chiedi chi erano i Beatles degli Stadio
Oggi che mancano pochi giorni all’uscita dell’ultima canzone dei Beatles questo brano è perfetto. Ma cosa dici? Siamo nel 2023, John è morto da più di quarant’anni, George da più di venti. Chissà se Roberto Roversi storico collaboratore ai testi di Lucio Dalla e autore della poesia musicata da Gaetano Curreri che ha dato origine a questa canzone avrebbe mai pensato si sarebbe arrivati a prendere dei demo e lavorarci sopra decenni dopo la morte degli artisti. Chissà chi poteva credere (i Beatles men che meno) che i Fab Four sarebbero stati ancora così popolari e in testa alle classifiche di vendita più di 50 anni dopo il loro scioglimento. Negli anni 80 quando è nata questa canzone non era immaginabile, Ma al di là dei 4 di Liverpool questo brano che ha avuto un grande successo, è notevole, la linea melodica è originale e per nulla consueta pur essendo molto cantabile e il testo è una poesia in musica come ce ne sono poche nel panorama canzone, Le radio che mettono in onda la nebbia, un fiume che scorre su un divano di pelle, o l’incipit “se vuoi toccare sulla fronte il tempo che passa volando….”, non sono proprio i versi tipici di una hit.
Io che amo solo te di Sergio Endrigo
Una delle melodie più belle di sempre. Ho recentemente fatto parte del coro nei concerti de Il Volo in Arena di Verona trasmessi poi da Canale 5 in prima serata. Nella scaletta i tre cantanti hanno voluto dedicare uno spazio speciale a Sergio Endrigo con l’esecuzione di ben tre brani tra cui questo. A dimostrazione che le sue canzoni sono destinate a rimanere per sempre nella storia della musica. C’è poco da dire che non sia già stato detto su questo pezzo, forse tacere ed ascoltarla all’infinito è la cosa migliore. Pochi versi ripetuti più volte di un testo che rimane scolpito nella memoria e diventa universale. L’interpretazione di Endrigo che fraseggia al rallentatore tenendo la tensione del cantato altissima e sostenendo le note col fiato come può fare solo chi possiede una solida tecnica vocale.