L’INTERVISTA
Ho letto che il disco è stato scritto durante il lockdown… Con il senno di poi cosa ne pensi di quello che è successo?
– Per quanto mi riguarda sono stati giorni in cui ho potuto scegliere il tempo da dedicare alla mia musica, la possibilità di non cadenzare i ritmi della giornata. Ma guardando la sofferenza che si è generata in molte persone che hanno perso i propri cari, preferirei di gran lunga la normalità e i ritmi di sempre.
Volare… si vola sui tetti (in Una giornata alquanto ventosa) o in chiodi… o guardare dall’alto (Sulla Piramide)… voglia di escapismo? Di vedere il mondo da altre prospettive?
– No non direi, non c’è un’ evasione dalla realtà e neanche altre prospettive, piuttosto un desiderio di recuperare alcuni valori che siano da faro per la costruzione di qualcosa di duraturo che valga in qualsiasi ambito umano.
In il pessimo ottimista nel ritornello canti “e ci sei, adesso riesco a crederci” – quindi un pessimo ottimista o un inguaribile ottimista?
– No assolutamente :) sempre un pessimo ottimista! Nonostante ciò, in quel punto della canzone sembra comparire una speranza che nel disco verrà poi raccontata nel brano “La sorpresa”.
“Caro salvatore” a differenza della maggior parte dei brani del disco traspira insofferenza e a tratti rabbia, nonostante l’incedere musicale direi solare…
Pensi che in questi tempi caotici abbiamo ancora la possibilità, per citare il pessimo ottimista, di una vita serena?
– Una vita serena a mio avviso dipende dal grado di giudizio che si ha delle cose che accadono attorno a se stessi. In sostanza se si è particolarmente inclini a cercare la felicità in maniera quasi “patologica” di sicuro si rimarrà abbastanza delusi! Invece di continuare a lamentarsi si potrebbe pensare di costruire sulla base di valori duraturi nel tempo e non solo di effimeri momenti di quotidiana spensieratezza, che per carità fanno bene, ma non lasciano molto soprattutto quando si faranno i bilanci in un’età più avanzata…in bocca al lupo insomma! ;)