Jampa Capolongo è un nome che, prima ancora che diventi musica, non può che suscitare una certa simpatia: sarà per la “musicalità” del nome, sarà perché avverti subito che “dietro c’è molto di più” (non sai da cosa lo avverti: ma lo sai, e tanto basta!), ma appena è arrivata in redazione la proposta del cantautore non abbiamo saputo proprio resistere dal premere “play”. E meno male!
Sì, perché dopo un periodo di silenzio piuttosto lungo, Capolongo torna (a sei anni di distanza dal suo disco d’esordio “Pensieri in scala” e svariate esperienze nel mondo della discografia) con un brano che fa aprire gli occhi, e allo stesso tempo allarga il cuore e divarica lo stomaco, facendo salire la fame di altro, di cose belle, di canzoni giuste come questa: “Non vale di meno” è un decalogo delle cose perdute, una sorta di risma di consigli buoni per raggiungere la felicità, una piccola perla poetica dal retrogusto vagamente pascoliano che pare fatta apposta per ricordarci quanto siano importanti le “piccole cose” della vita.
Tutto quello che spesso fingiamo di non vedere, oppure ciò che trascuriamo e diamo per scontato, è l’oggetto di riscoperta cercato nel testo del brano da uno che la penna la sa usare, eccome; “Non vale di meno” infittisce l’emotività che risuona da un testo ben pensato (e “sentito) grazie ad un telaio musicale che mescola tradizione e contemporaneità, acustico ed elettronico: un crocevia di influenze che potenzia la sensazione di consapevolezza che l’intero lavoro trasuda, e che aiuta ad ovviare a tutta la più o meno latente sensazione di “pressappochismo” che decolora le giornate di chi, come noi, fa di lavoro l’ “orecchio”.
Insomma, un buonissimo ritorno che fa salire la voglia di novità: dobbiamo solo confidare che il nostro cantautore non ci faccia aspettare troppo!