Intervista – In Heaven: un tuffo nel paradiso oscuro degli Estetica Noir

1581

1.Chi sono gli Estetica Noir e come si sono formati.

Ciao a tutti! Gli Estetica Noir sono una band di Torino formatasi circa quattro anni fa. La nostra musica oscilla tra la new wave degli anni ’80 e il goth-rock con elementi elettronici più tipico dei ’90. Ci definiamo una wave-rock band per il fatto che ci piace coniugare alle fredde e malinconiche atmosfere wave un impatto reale e “sanguigno” supportato da strumenti tradizionali e lasciando all’elettronica uno spazio importante ma non di primo piano. Abbiamo all’attivo un ep e un album (“Purity”, edito nel 2017 per la Red Cat Records), e la partecipazione ad alcune prestigiose compilation internazionali, come “For the bats” vol.1 e vol.3, “Italian Gothic” e “Sparkle in the dark vol.4” nonché alcune prestigiose aperture per band quali Christian Death, Frozen Autumn e Norma Loy. Due nostri brani sono anche presenti nell’ultimo film di Riccardo Iacopini, “Al massimo ribasso”. Ci siamo formati per una mia esigenza artistica (Silvio, voce e synth, ndr): avevo accumulato tantissimo materiale negli anni e allora chiesi al mio vecchio amico Rik, con il quale avevo già suonato assieme in una tribute band dei Cure (gli Other Voices), di ascoltare alcune demo. Da quel momento iniziammo a provare alcuni musicisti e dopo alcuni inevitabili cambi di formazione abbiamo trovato con Paolo e Luigi la quadra ottimale.

2.Come dicevi, nel 2017 avete pubblicato il vostro primo album, “Purity”, le cui sonorità si rifanno più al passato che al presente, benché vi sia l’elettronica a trasportare il lavoro nella nostra epoca. Quali sono i vostri riferimenti principali?

Come hai ben spiegato, gli Estetica Noir cercano di coniugare il passato degli ‘80 e ‘90, quello che ha caratterizzato la nostra adolescenza e che quindi ci ha segnato profondamente, con le possibilità che la tecnologia offre ai giorni nostri. Il mood è quindi quello del passato, con il gusto per le melodie e la struttura canzone (non come purtroppo avviene nell’ambito dark-goth attuale, nel quale spesso l’importanza del sound sommerge il songwriting); nel nostro caso l’elettronica è al servizio del brano, ne caratterizza l’arrangiamento, non ne influenza la struttura o l’armonia. Nella maggior parte dei casi i nostri brani nascono in modo tradizionale, da improvvisazioni con la chitarra acustica o con il pianoforte, e poi vengono riarrangiati in sala prove o in studio. Per il resto, prescindere dalla nostalgia è praticamente impossibile. Siamo in un’epoca del “mordi e fuggi” e raramente l’ascoltatore medio sofferma la sua attenzione su un brano intero, figuriamoci sulla durata di un album; noi, ormai quasi tutti quarantenni, siamo i figli della “cassettina” registrata dall’amico o “rubata” durante trasmissioni su radio indipendenti o acquistata mettendo da parte i soldini della paghetta settimanale. E poi siamo nostalgici dei grandi nomi… quelli di band che sfornavano un disco all’anno e facevano tour memorabili ed erano investiti da quell’alone di mistero spezzato solo dalle poche foto che riuscivi a intravedere sulle riviste specializzate. D’altro canto va detto che però apprezziamo le possibilità che la tecnologia offre, come quella di essere ascoltati in tutto il mondo, quindi per forza di cose passato e presente si coniugano… Ci definiamo in definitiva, come dicevo prima, una wave-rock band. I gruppi che adoriamo sono ovviamente tantissimi; nel corso degli anni abbiamo accumulato una serie infinita di ascolti che vanno dalle grandi band mainstream alle piccole realtà locali. Ovviamente per chiunque bazzichi i territori affini al nostro, non si può prescindere da mostri sacri quali Depeche Mode, Cure, Nine Inch Nails o Killing Joke; ognuno di loro, forse più di altre band, ci ha ispirato per alcune peculiarità fondamentali: dal sapiente uso dell’elettronica, alle atmosfere decadenti, al romanticismo, al piacere della sperimentazione nella dissonanza e negli arrangiamenti. 

3.Se poteste “ritoccare” qualcosa all’interno del vostro album d’esordio, aggiungendo o togliendo o semplicemente modificando qualcosa, su cosa tornereste a lavorare?

Penso sia normale per un artista evolvere nel tempo e quindi avere sempre una concezione musicale diversa e in costante evoluzione; di conseguenza, forse in base anche a cosa si ascolta per la maggiore nel presente, si vorrebbe adattare il sound ai nuovi gusti e alle nuove esigenze. Detto questo, siamo molto soddisfatti del risultato di “Purity” e pensiamo che al di là di qualche piccolo accorgimento sul master finale, i brani hanno un’anima profonda e ben percepibile… e alla fine è tutto ciò che conta!

4.Il vostro nuovo singolo è “In Heaven” che è uscito a distanza di circa un anno dal singolo precedente. Cosa avete fatto durante questo periodo di “silenzio” discografico?

In realtà non è stato un periodo di silenzio discografico: siamo usciti su ben tre compilation: “Io Non Crollo” a cura di RCM, il cui ricavato è stato totalmente devoluto ai terremotati dell’Abruzzo, “Sparkles In The Dark Vol.4” a cura di Darkitalia (con l’inedito “She Is Cold”, che ci ha visti tornare in studio di registrazione), tra nomi altisonanti del panorama mondiale e a breve usciremo con una personale rivisitazione del brano “Ci Sei Solo Tu” dei Litfiba, per la compilation “Prigionieri”, curata dal Ghigo Renzulli Fan Collaborative in occasione del trentennale di Litfiba 3.

5.Quindi giungiamo a questo nuovo singolo, “In Heaven”, che è fortemente critico nei confronti della religione e non sembra lasciare molte speranze. Ma, se è vero che dopo la vita non c’è nulla, secondo voi da dove deriva la vita?

Non abbiamo una risposta su temi così grandi… sarebbe fantasioso e presuntuoso dare una spiegazione a riguardo. La vita è un insieme di incastri talmente perfetti che non si può giustificare con la creazione del “Grande Burattinaio”. Personalmente penso che la religione sia solo superstizione, nonché uno scaltro metodo per controllare le masse e giustificare le peggiori atrocità da parte dei poteri forti e non capisco come la gente, in un secolo in cui l’informazione è a portata di tutti, continui ad affidare le proprie paure e la propria debolezza ad un’entità di cui non ha certezza. Il testo del brano è ispirato al documentario “Religiolus”, un vero manifesto della razionalità e dell’ateismo. Vi è poi contenuta al suo interno la citazione di una frase di un monologo di George Carlin, che dice verità scomode ma impossibili da non accettare anche per il più incallito bigotto credente.

6.Che siano verità o solo buona letteratura divenuta leggenda, pensate che le diverse religioni abbiano uno scopo concreto per la loro esistenza o siano completamente deleterie?

Io penso che la fede in una qualsiasi religione sia solo un’esigenza personale, un modo per ancorarsi a qualcosa che ci dia speranza e felicità, ma rimane un qualcosa di personale e fine a se stessa come potrebbe essere la passione per lo sport o per la musica o per chissà cos’altro. Un qualcosa per cui si vive e che ci mantiene a galla nei momenti difficili, ma se si pensa di affidare il proprio destino a un’entità fantasiosa e leggendaria si rischia di fare un grosso errore di valutazione e sprecare tempo in superstizioni e credenze inutili e alibi che giustifichino il proprio fallimento e la mancanza di volontà nel tirarsi fuori da situazioni di vita complicate. Il discorso è molto complesso e ognuno ha il diritto di pensarla come vuole; ciò che mi mette tristezza è osservare ancora al giorno d’oggi certe manifestazioni dal carattere quasi medioevale, dettate da ignoranza e miti secolari difficili da sradicare. In definitiva credo nel potere della psicanalisi, non nel verbo di preti e messaggeri vari che nella maggior parte dei casi si disilludono e perdono la fede una volta entrati nell’età della ragione.

7.Cambiando divinità e tornando a parlare della Dea Musica, quest’anno, grazie anche a questo nuovo singolo, siete andati a suonare anche all’estero. Era la prima volta che vi esibivate fuori dai confini della nostra nazione? Raccontateci questa recente esperienza: come ha reagito il pubblico?

Era la nostra prima volta ed è stato fantastico! Non mi sarei mai immaginato locali stracolmi di gente tanto entusiasta, che ballava per tutta la durata del set e che addirittura cantava alcuni ritornelli dei nostri brani e ci chiedeva autografi e scalette… Un’esperienza davvero appagante e assolutamente da ripetere, nonostante lo stress del lungo viaggio in camper.

8.Dal momento che, come dicevamo, il vostro primo album è uscito ormai da più di un anno, state lavorando su materiale nuovo?

Stiamo lavorando su materiale nuovo, sì. Ci sono in cantiere una manciata di brani praticamente pronti, più qualcuno da riarrangiare e rivedere nelle melodie del testo. Ovviamente poi la fase in studio sarà decisiva in quanto alle volte in quel frangente si rischia quasi di stravolgere l’idea iniziale. La piega che stanno prendendo è molto interessante. Secondo alcuni autorevoli giudizi, e anche secondo il parere di chi ci ha visto recentemente dal vivo (nelle scalette degli ultimi mesi erano presenti due brani nuovi), suonano più “maturi” dei precedenti.

9.Per quanto riguarda invece il versante live in Italia, quali saranno le vostre prossime date? 

Purtroppo al momento nulla. Da un lato ci sta bene così, per concentrarci maggiormente sui nuovi brani, dall’altro è inutile negare che siamo alla costante ricerca di un’agenzia di booking in quanto la mole di lavoro per contattare i gestori dei locali, spesso si rivela stressante, infruttuosa e in alcuni casi umiliante. E purtroppo va anche detto che da questo punto di vista, in Italia il numero di risposte in percentuale alle richieste, è davvero di gran lunga inferiore che non all’estero.

10.Fate un saluto ai nostri lettori.

Innanzitutto vi ringraziamo per l’intervista… poi salutiamo calorosamente tutti i lettori di Radio Tweet Italia e ci auguriamo che siano sempre molti quelli che manifestano curiosità e interesse per l’underground, perché sono il vero motore e cuore della musica. Finché ci sarà passione per scoprire band sconosciute e si cercheranno ascolti nuovi e si vedranno concerti di inediti e non solo coverband, allora ci sarà speranza! Date spazio a cose nuove, magari scoprite che vi piacciono! Noi nel nostro piccolo lo facciamo e dal momento che pensiamo di fare una musica trasversale e non così immediatamente catalogabile, potrebbe essere apprezzata da qualcuno di voi!

ARIS SENESE