
Intervistiamo per la prima volta Daniele Berni (voce, batteria) e Marco Paradisi (chitarre, basso), ovvero i Gran Torino, dopo avervi presentato più volte i loro singoli, da quelli estratti dal debut album “Albero e Terra” fino ad arrivare ai due più recenti “Che fine vuoi?” e “Abbracciami”, che preannunciano il nuovo album.
Ci facciamo raccontare dal duo bolognese un po’ della loro storia e del lavoro in produzione.
>Benvenuti Gran Torino! Il vostro nome evoca ricordi importanti (il film di Clint Eastwood, la squadra di calcio del Torino nel periodo d’oro, una storica automobile…). Come mai avete deciso di chiamarvi così?
Ovviamente è stata una cosa casuale, durante la stesura di “Albero e Terra” usavamo spesso chitarra, divano e vino, una sera in tv è iniziato il film “Gran Torino” ed una volta finito Marco ha detto: “E se ci chiamassimo Gran Torino?!”. Così è stato. Il film porta con sé un concetto importante: “Non è mai tardi per fare qualcosa di buono”.
Per questo, dopo diverse formazioni, abbiamo ricominciato da qui, da noi.

>Come si sono avvicinati al mondo della musica Daniele Berni e Marco Paradisi?
Marco ha iniziato a suonare il basso dopo aver visto il concerto di una band incredibile che oggi purtroppo non esiste più, i Cabala. Da lì il suo amore per lo strumento.
Io (Daniele) invece spinto da mia madre ho iniziato con la chitarra, dopo un paio di anni di studio sono passato quasi per gioco alla batteria e sono finito a fare un provino per la band dove suonava Marco… Sono passati 20 anni da allora!
>Come infatti hai detto, avete suonato insieme in diverse formazioni. Cosa occorre a due musicisti per poter raggiungere il feeling artistico che avete maturato voi?
Il feeling è dato da un insieme di cose che riteniamo non solo importanti ma fondamentali. Ci vogliono rispetto e fiducia, bisogna saper ascoltare, cosa necessaria quanto rara tra i musicisti. Mettere le capacità tecniche maturate negli anni di studio a servizio della musica senza sopraffare il colore degli altri è il modo più naturale per creare qualcosa di vero e comodo in una band.
>Qualche anno fa abbiamo parlato del vostro album d’esordio, “Albero e Terra”, da cui avete estrapolato diversi singoli con altrettanti videoclip di grande impatto e molto studiati, così come sono anche i due video realizzati per i vostri singoli più recenti: “Che fine vuoi?” e “Abbracciami”. Qual è secondo voi il valore dei videoclip musicali e qual è, tra i vostri, quello a cui siete più affezionati?
Ogni singolo, ogni videoclip è differente quanto “figlio nostro”, non c’è un brano in particolare al quale siamo legati maggiormente ma in tutti si può notare quella che è la nostra intenzione, cioè quella di valorizzare con le immagini i messaggi contenuti nei nostri testi, nelle nostre melodie.
Abbiamo sempre considerato i video come un mezzo potentissimo per completare la musica ed arrivare al cuore degli ascoltatori e cercato al massimo delle nostre possibilità di ottenere risultati “credibili” per una band con pochi mezzi.
La nostra fortuna è stata quella di trovare professionisti /artisti che non hanno esitato di mettersi alla prova alzando incredibilmente il livello dei singoli con la loro personale interpretazione dei brani.
>“Che fine vuoi?” è uscito a luglio. Di cosa parla e quali sono le principali novità che ha apportato nella vostra musica?
Marco aveva da tempo un giro di basso sul quale non riuscivo a scrivere nulla. “Che fine vuoi?” è l’ultimo brano che abbiamo scritto per il nuovo disco ed è nato da un sogno che ho fatto su mio padre. In quel periodo stava lottando contro un tumore su cui poi fortunatamente ha vinto. Nel sogno non aveva più la voglia di andare avanti e guardandomi aveva detto che di combattere non ne valeva la pena, da lì è iniziato tutto e non per ultima c’è anche l’aggiunta dell’elettronica che sarà fondamentale per tutto il nuovo album!t
>In questi giorni, invece, è uscito “Abbracciami”: un brano dall’impatto rock ma dal testo intimo e delicato. Non capita spesso che una rockband si soffermi sull’importanza dei piccoli gesti d’affetto. Qual è stata la vostra ispirazione e a chi è dedicato principalmente questo brano?
Grazie di cuore per averlo notato! L’ispirazione proviene sempre da avvenimenti o persone vicino a noi, in questo caso persone. Vedere chi amiamo non riuscire ad avere dialogo con un/una partner per incomprensioni nate dal darsi per scontati fa male. Non bisogna mai dimenticare di parlare ed ascoltare, di abbracciare chi abbiamo accanto, cercando di meritarlo sempre. “Abbracciami” parla di questo, perché in ogni rapporto è importante vivere il presente, non vivere di “c’era una volta”.
>Come dicevamo all’inizio, questi vostri singoli più recenti anticipano il vostro secondo album, che uscirà nei prossimi mesi. Caparezza tempo fa diceva che “il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”. Vi ritrovate in questa affermazione del rapper pugliese? In che modo sono maturate le idee (musicali e tematiche) che vi hanno spinto a tornare in studio per questo nuovo lavoro?
Caparezza ha pienamente ragione! Il secondo disco di certo viene vissuto con una sensazione di maggior responsabilità per un artista. Per quanto ci riguarda, dopo “Albero e Terra” la voglia di non deluderci e di non deludere era tanta. Oggi invece siamo pienamente convinti di aver fatto qualcosa di grande, almeno per noi. Sono stati anni pieni di esperienze differenti, nel bene e nel male, che lentamente ci hanno portato a questo secondo album e alla sua registrazione, sarà un disco completo sotto tutti i punti di vista. Riteniamo di essere cresciuti nella musica e nella scrittura, di essere riusciti nuovamente a realizzare un album di cui andare fieri.
>Il nuovo disco seguirà quindi la scia di “Albero e Terra” oppure avete deciso di intraprendere una direzione diversa?
Possiamo dire che il prossimo disco seguirà la linea dei Gran Torino: non è una direzione diversa, semplicemente più elettronica. Saranno presenti collaborazioni con musicisti che stimiamo e che si sono messi alla prova nel firmare con il loro stile alcuni brani. Sarebbe bello riuscire a trovare una collaborazione genuina con qualche produttore ma è cosa rara al giorno d’oggi, la regola è pagare, pagare e pagare. Noi non abbiamo questa politica quindi speriamo di imbatterci in qualcuno che la pensi come noi e creda in noi!

>Durante la vostra lunga carriera di musicisti, qual è stato l’episodio che vi ha fatto crescere maggiormente e quale la delusione più grande che avete dovuto superare?
Dobbiamo la crescita più grande a una band di amici, i Guilty Method, che, mentre muovevamo i primi passi, ci ha fatto capire con il suo esempio come nella musica ci sia posto per tutti, come le band aiutandosi possano fare meglio e di più, come il mettersi i bastoni tra le ruote non porti a nulla se non ad una perdita di tempo.
Non ci sono per fortuna episodi che ci hanno scosso, negli anni abbiamo imparato ad essere autonomi, a credere in noi e a rendere i Gran Torino una famiglia che può allargarsi o stringersi senza mai scendere dal palco con la sensazione di non aver dato abbastanza!
>Chiudiamo questa intervista chiedendovi di lasciarci tutti i vostri link e riferimenti per potervi seguire e ascoltare.
Grazie per il tempo che ci avete dedicato e grazie a chi ha letto fino a qui: è importante per noi! In merito ai nostri link, potete iscrivervi al nostro canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCG3tbNHK9EQrP-roYvwtzCg
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ARIS SENESE
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