Intervista a Dario Naccari

225

Grosso Frenk è una storia raccontata con una prospettiva che guarda gli avvenimenti svilupparsi dal basso verso l’alto. Il cane grosso diventa simbolo della strada che ogni individuo si trova a percorrere, talvolta anche in completa solitudine. La narrazione che si sviluppa ad una altezza di 50 cm dal terreno trova nel ritornello l’apertura che consente al personaggio di erigersi, e recuperare la fierezza che è dentro di se, cosciente di

non avere nulla in meno degli altri.

Ciao Dario, raccontaci un po’ come nasce il tuo progetto artistico e qual è il tuo genere di riferimento.

Ciao a tutti, il mio percorso artistico ha subito numerose contaminazioni e stimolazioni, vengo da una Rock band, sono passato attraverso teatro e seminari, e adesso mi ritrovo cantautore.
Mi sono sempre piaciute le forme d’arte autentiche, il rock degli anni 70 ha sicuramente più di tutti influenzato i mei gusti e il mio modo di approcciarmi alla musica, poi durante la mia crescita sono andato ad avvicinarmi sempre di più al cantautorato italiano, scoprendo nella nostra cultura musicale autori (anche minori) che hanno saputo produrre pezzi coinvolgenti ed avanguardistici. Nella musica italiana degli anni 70/80 ci trovi tante cose belle, il blues, il folk, sprazzi di musica progressiva, il soul, il jazz. Se cerchi bene da mangiare c’è tanta roba.
Il mio progetto nasce perché ho da sempre scritto e composto le mie canzoni. Dopo un periodo di riflessione e studio ho pensato che fosse arrivato il momento adatto, ed insieme al producer Alessandro Alosi (il Pan del Diavolo) abbiamo ricongiunto qualche frammento di lavoro che avamo iniziato a fare qualche mese prima durante un incontro negli studi della Downtown di Pavia.

 

Grosso Frenk è il tuo nuovo singolo, l’immagine di questo cagnolone come metafora per descrivere? 

In Grosso Frenk la storia viene raccontata con una prospettiva che guarda gli avvenimenti svilupparsi dal basso verso l’alto.
La narrazione che si sviluppa ad una altezza di 50 cm dal terreno trova nel ritornello l’apertura che consente al personaggio di erigersi, e recuperare la fierezza che è dentro di se.
Il cane grosso diventa simbolo della strada che ogni individuo si trova a percorrere, talvolta anche in completa solitudine, alla ricerca di quel chiaro di luna dove trovare quel senso di accettazione, e la coscienza di non avere nulla in meno degli altri. 

 

Rispetto alla tua collaborazione con la Mezzanotte label, quando nasce e come avete lavorato alla produzione insieme ad Alosi?

Con Alessando eravamo entrati in sintonia due anni fa, quando gli feci ascoltare le mie canzoni ed avevamo iniziato a sviluppare un lavoro a distanza, costretti anche dalle condizioni di quel periodo. Avevamo già nel periodo in cui suonava con i Pan del Diavolo avuto l’occasione di conoscerci e dividere il palco, quindi quella conoscenza aveva solo bisogno di rinnovarsi e sviluppare insieme intenti ed obbiettivi. Contestualmente sono successe molte cose, e nel frattempo la nostra collaborazione si sta consolidando.
Non potevo prendere scelta migliore per il mio percorso, perché sono sicuro di lavorare in una famiglia che punta al mio stesso obbiettivo, e credo molto nelle energie che si stanno mettendo in gioco.

 

Hai in programma un disco?

Abbiamo messo un po’ di carne al fuoco, e ci sentiamo troppo affamati per non approfittarne.
Ci sono già molte buone registrazioni risalenti al nostro primo incontro, adesso toreremo in studio e continueremo da dove abbiamo lasciato. 

 

Prossimi concerti?

Per la stagione estiva mi dedicherò al mio territorio, la Sicilia, dove ci sono in ballo alcuni piccoli concerti dal taglio molto intimo, ho deciso di incominciare a portare la mia musica in giro suonandola da solo con la mia chitarra acustica.
É previsto per giovedì 7 luglio un Release Party in occasione di uno spettacolo teatrale che si terrà in una villa privata qui a Messina.
Dopo l’estate mettiamo su una band e veniamo a casa di ognuno di voi.