Rap di provincia e non solo. Pop metropolitano ma anche no grazie. Devo dire che dal punto di vista musicale non mi faccio mancare niente e questo esordio dal titolo dal titolo “Come fa la marea” a firma di Robson De Almeida, al secolo Marco Rossitto, ormai di stanza in Sicilia dalla sua terra di Brasile, è qualcosa che oltrepassa lo steccato dei cliché e guarda oltre. Il rap è scuro, metropolitano ma anche tribale, sporco di terra e di rabbia, di soluzioni digitali che inevitabilmente sanno di notte, di quella fame chimica che uccide le ansie e coccola amori dannati. Ma c’è anche politica dentro, società, discriminazione… la copertina mi ha congelato… c’è un mondo dentro che non pensi riesca a star dentro questo piccolo salotto provinciale…
Rap in tante declinazioni. Musica partigiana. Di resistenza. Che sia un manifesto politico questo lavoro?
Penso che la politica sia inserita fondamentalmente in ogni discorso legato alla nostra quotidianità. Io tendo a raccontare questo, le cose che mi capitano ogni giorno intorno e che mi sento passare addosso. Mi piace molto osservare e ascoltare e quello che c’è ultimamente in strada, quello che si tocca è una voglia di rivalsa da parte di una fetta di popolazione che si sente lasciata da parte. Non penso il disco sia un manifesto politico che ma sia più un voler riportare all’attenzione su certi argomenti che a volte vengono messi in secondo piano.
La marea per te che significa? Io la leggo come una melma che si espande e copra tutto…
Per un ragazzo cresciuto in un Isola il mare significa tanto, da una parte mi fa capire quanto mondo c’è che non conosco e mi fa sentire libero di sognare nuovi viaggi, dall’altra il mare ti isola e ti lascia fuori da quello che succede nel resto della nazione. La Marea è una forza da cui mi lascio trasportare ma che a volte porta da una parte a volte da un altra, il messaggio è che sto cercando di imparare a controllarlo questo essere trasportato.
Ed è importante oltre che bella la copertina: come nasce? Bandiera di un disco contro la discriminazione in generale direi…
In realtà la copertina è nata dal lavoro di Azzurra Messina, artista palermitana che ammiro molto e a cui ho lasciato totalmente carta bianca per la realizzazione, ti lascio il messaggio che mi ha mandato quando me l’ha spiegato: “Ho intravisto una certa dedizione verso la figura materna e il voler essere riconosciuta da quest’ultima, quasi vista come gigante. Una donna possente che ha fatto da madre e che continua a farlo da lontano, nonostante adesso la palla sia stata passata a te. In questo album credo tu sia in un limbo… la marea è semplicemente l’oscillare del tuo umore… come fa la marea.. è come fa il tuo umore, che passa da momenti spensierati.. ancora da giovane ragazzo come quello che sei che ha solo voglia di divertirsi.. a presto giovane adulto. Questo sacrificio è comunque in atto, si nota nelle tue stimmate (del disegno) un pò come gesù che si sacrifica e la madonna lo osserva dal basso, mentre qui tua madre è ancora una figura immensa che ti supporta e ti segue sempre ed ovunque.”
E parlando di discriminazione? Ne senti forte il peso ancora oggi?
In realtà no. Cioè a livello istituzionale si, ti basti solo pensare che l’anno scorso ho combattuto per aver riconosciuta la cittadinanza dopo 27 anni che vivo in Italia, ma a parte questi errori burocratici penso che il razzismo ormai sia pura ignoranza, le forti contaminazioni e gli artisti della cultura black ormai hanno segnato un cambiamento, una svolta, sicuramente c’è ancora molto da fare e non bisogna accontentarsi fino a quando non si sarà raggiunta una fine a questa lotta ma sono fiducioso per le nuove generazioni che al contrario di quello che vogliono fare passare, hanno un forte spirito e valori più elevati dei nostri.
E in merito penso che “ Black Panther” sia il momento più alto del disco… vero?
Penso che proprio “Come fa La Marea” in tutto il disco ci siano alti e bassi continui, soprattutto emotivi, penso che sia un disco che in base a come stai mentre lo senti varia il tuo ascolto.
E dalla rete possiamo ascoltarlo tutto il disco, ovviamente… anche dentro un visual (in rigoroso loop) dentro cui tutte le tracce si dipanano. E l’atmosfera è perfetta per sintetizzare il suono, la lirica, il vissuto: notte, disordine, arte di oggetti consumati, momenti di senso apolide con scatoloni pronti ad imballare il passato. Il futuro non lo trovo e non ne sento la mancanza… che poi un poco non vi fa pensare alla versione rap dannata di “Brimful Of Asha” dei Cornershop? Nel video intendo…
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