Il Salotto di Malcom: NEREO

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Riordino le mie faccende e spolvero sapendo di far accomodare del pop alto. Ecco una parola che ho trovato spesso nella critica di questo esordio: alto. Perché fare del pop e pensare all’estetica del ritornello facile con liriche accomodanti e modaiole è cosa ben facile e facilmente rintracciabile. Qui il cantante e cantautore barese Nereo sfoggia un lavoro di qualità vocale e sonora, di arrangiamenti raffinati e di una forma che definirei elegante. Non manca l’elettronica che però non eccede e non determina. Non mancano i suoni acustici che arredano il disco di quel velluto pregiato e artigianale. Insomma: “Danze cosmiche” è un disco di pop italiano davvero degno di nota.

In questo salottino virtuale spesso diamo spazio al pop, alle sue derive rock, a quelle più digitali anche… oggi si parla tanto della scena indie. Con Nereo siamo dentro una scuola classica che mai smetterà di piacere. Come si decide il genere, la direzione, la soluzione delle proprie canzoni?
In modo del tutto spontaneo, senza retropensieri o ammiccamenti. Le mie canzoni nascono dalle contingenze, da incontri, scontri, percezioni della realtà, bisogni, mancanze. Sono canzoni profondamente umane e, come tali, assorbono i difetti dell’uomo, le interferenze dell’interiorità e le incongruenze del mondo.

Biografia e narrazione. Un bivio netto che in questo disco sembrano mescolarsi un poco. O comunque le chiavi di lettura sono assai diverse e personali. Tu come pensi si debba leggere questo disco?
La lettura è personale. La mia è spesso una scrittura immaginifica, per cui preferisco che gli ascoltatori gestiscano la decodifica come meglio reputano. Nel brano attualmente in rotazione, “Dimentica”, il “fiume nero”, per esempio, allude a uno dei fiumi infernali della mitologia greca, ma è anche una metafora aperta: ognuno può associare al flusso corvino, nel quale l’istinto di autoconservazione (per troppo amore o per cecità) affonda, un’esperienza personale negativa.

E ad un cantautore mi viene da chiedere: secondo te si legge un disco?
La parte letteraria è fondamentale, un album è “discorso” musicale, anche se per me il testo è spesso funzionale al canto. Dipende sempre dalla facilità con cui posso esprimere determinate parole cantando.

Letture: c’è un libro che ha tanto segnato questo disco?
Sicuramente “Non ti muovere”, di Margaret Mazzantini, un libro che non mi stancherei mai di rileggere.

E hai mai pensato di scrivere un libro che tanto sarà segnato da questo disco?
Sono anni che tento di lavorare al mio romanzo d’esordio. Al momento, ho scritto circa 340 cartelle, e dato che lo sforzo per uniformare lo stile mi sembra titanico, rinuncio alla sua evoluzione. Un domani, forse. Non ritengo possibile, in ogni caso, una trasposizione intersemiotica, soprattutto perché non si vive di sole “Danze cosmiche”, o dei suoi riflessi. Mi piace andare oltre le cose, non amo ripetermi.

E come al solito dalla rete vado pescando il video ufficiale. Trovo “La fine di un’estate”… dateci occhio amici di Malcom perché qui si dimostra ancora una volta come non è solo questione di gusto ma anche di scelta, di idea, di quel magico lavoro di sottrazione che lascia l’essenziale a dimostrar una forza che spesso anche le produzioni più pettinate non hanno.