Questo salotto diventerà presto un garage industriale, di qualche bassofondo di periferia, autorimessa o banalmente alcova segreta. Appendo stendardi alla contro-cultura e invito ad entra Il Grido. Band romana che con questo singolo “Amsterdam (Hai una cura per me?)” mi ha regalato un ascolto davvero sfizioso, bello, interessante e di antichi sapori. Ma un po’ tutto il disco omonimo mi fa tornare in un tempo di rock verace, alternative come dicono i saggi, grunge e post-punk come direbbe un cultore delle etichette. Etichette…maledizione a chi le ha inventate. Beh Il Grido fa i compiti a casa ed io ne sono felice.
Il Grido. Partiamo da questo. Un grido di rabbia e di ribellione? O un grido di liberazione? Direi che ascoltando il vostro disco pensarei più ad una liberazione…o sbaglio?
No, non sbagli. Diremmo più un grido di liberazione che ha sempre nella rabbia e nell’insoddisfazione la sua matrice. Le storie che raccontiamo in ogni pezzo nascono sempre dalle difficoltà che incontriamo nella vita di tutti i giorni, ed il grido con cui ci esprimiamo nella musica ci aiuta ad esorcizzare questi momenti difficili. Succede soprattutto quando facciamo riferimento a relazioni finite. Ma se penso ai talent, alla difficoltà della vita da musicista a Roma, alla corruzione dei politici e l’indifferenza delle persone, cose di cui parliamo nei nostri pezzi, cose che “gridiamo”, ma no, non riusciamo proprio a liberarcene.
Il rock italiano. Il vostro è un rock americano. Ma in italiano. Da Roma a New York. Dite che l’equilibrio vi è riuscito?
Speriamo proprio di sÏ. Da Roma a New York con una lunga sosta a Seattle. Scherzi a parte, non è tanto l’America che ci ha ispirati, quanto proprio il concetto che nel 2017 devi inventarti qualcosa di nuovo, non puoi limitarti a mettere l’amplificatore a manetta e urlare note altissime su un riff. L’hanno già fatto 40 anni prima di noi, sicuramente meglio di noi, quindi abbiamo fatto una vera e propria ricerca sul sound. Qualcosa che fosse aggressivo ma allo stesso tempo personale e solo nostro. Ci piace la soluzione che abbiamo trovato, anche se sappiamo che è solo l’ inizio di un percorso in cui spingerci ancora più in là.
Bellissima “Amsterdam”. Lo sapete che sembra non appartenere a questo disco?
Ci fa piacere che ti piaccia! Amsterdam è la più bella di 11 sorelle, quella con più fascino e carattere. Eppure ha gli stessi cromosomi delle altre, sono nate tutte dagli stessi genitori. Ogni famiglia ha il suo ribelle, no?
E quindi parliamo dei suoni…della forma e della sostanza che avete inseguito…
Noi non siamo convinti dei suoni dei synth “finto vintage” che sentiamo dovunque nel cosiddetto indie italiano di oggi. E abbiamo remato ad ampissime bracciate nella direzione opposta. Cerchiamo di portare sia sul disco che dal vivo gli stessi suoni grezzi che tiriamo fuori da chitarre, distorsori e amplificatori nel nostro garage. Il fatto di mantenerli grezzi non esclude il fatto di averli curati e ricercati. Con tutta la tecnologia a disposizione oggi forse è anche più difficile rimanere ruvidi, con tutti quei programmi che ti tentano da dietro lo schermo!
Ok siamo tutti fighi a fare gli alternativi. Ma come la mettiamo se poi le radio italiane vogliono solo il poppettino di Fedez?
Dio salvi internet. Per fortuna le radio non sono più l’unico canale per cercare di emergere. Grazie ad internet riusciamo a stare lontani dal pop più mainstream. Il mondo della musica alternativa ha sempre avuto altri canali in cui muoversi e svilupparsi. Probabilmente prima della partecipazione di Manuel Agnelli ad x factor, nessuno avrà mai sentito gli Afterhours su una grande radio nazionale, eppure restano forse il più importante gruppo alternativo italiano, con 20 anni di carriera alle spalle. Internet e concerti, noi batteremo questa strada sperando che la ruota giri e che Fedez vada in letargo prima o poi.
Dai Garage ai suoni digitali. Voi siete più per la strada che dietro ai computer. Secondo Il Grido questa è una tendenza che torna in voga oppure un bisogno di non essere risucchiati nella finzione?
Purtroppo per noi, non la vediamo una cosa che torna di moda. Ma più che fuggire dalla finzione è proprio bisogno di avere un’ identità nostra che ci spinge su questa strada. In un mondo in cui è stato già detto tutto la cosa migliore è dire quello che pensi tu.
Soddisfazione e rivalsa. Rinuncia alla massa e ostentata voglia di contenuto…di essere semplicemente se stessi. Mi piace tanto che non ci sia la spocchiosa presunzione di credersi chissà cosa. Ve l’ho detto gente: Il Grido ha fatto i compiti a casa. Alzate il volume…