Il Salotto di Malcom: i Balto

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Che bellezza la giovinezza quando si avvicina a quei sentieri che segnano un limite, un confine… la voglia di superarli si mescola alla nostalgia del passato sicuro, il bisogno di emancipazione combatte con la paura dell’ignoto. Il sangue si mescola al sale e alle spurie agrodolci del sentire umano. La rivoluzione è pronta e con essa anche quel lasciarsi andare istintivo che accoglie, come può, una nuova dimensione di vita. Ragazzi che dall’Università e dalle sue notti di portici e di Bologna moderna, divengono uomini in questa vita dopo l’accademia e gli studi. E questo primo disco dei Balto, titolo meravigliosamente saggio come “Forse è giusto così”, significa anche disco di suoni indie anni ’90 che portano con se quella nostalgia di un mondo fatto di vicinanze e rivoluzioni… ma portano anche dentro quella tinta digitale che il presente non smette di regalarci.

Benvenuti in questo salottino decisamente virtuale. Perché oggi la vita è decisamente virtuale. Eppure le vostre storie sono storie di carne e di ossa. Di emozioni croniche. Un modo per tornare a sentire cose indispensabili all’uomo digitale di oggi?
Grazie per questo commento. Sicuramente a noi ha fatto tanto bene scrivere queste canzoni, che alla fine sono dei dati elettronici, frequenze che si sovrappongono e che stimolano l’attenzione. Dentro questi bit c’è però qualcosa di molto umano, il nostro timore verso il futuro, l’incertezza, sentimenti che si devono vivere perché si riescano a raccontare.

Ecco: in questo tempo di vita digitale, che significato torna ad avere il disco fisico?
Dal nostro punto di vista, per il nostro album abbiamo cercato di immaginare un progetto artistico che non rimanesse esclusivo della musica, ma che comprendesse anche l’arte visiva. Abbiamo immaginato il colore delle nostre canzoni, realizzato insieme le grafiche, abbiamo cercato un nostro modo di rappresentare il sentimento di questo album anche attraverso qualcosa di tangibile. Il disco fisico per noi fa parte del percorso creativo legato al disco, non gli abbiamo dato lo stesso peso della scrittura ma comunque molta importanza sotto il profilo estetico. Ci piaceva l’idea di dare noi in primis un’immagine, una nostra interpretazione, della parte visiva e tangibile delle canzoni.

E questo “Forse è giusto così”, avrà una dimensione fisica per voi? Ce l’ha, ce l’avrà… oggi tornano di moda anche i vinili…?
Come avrai inteso dalla risposta precedente, abbiamo stampato delle copie fisiche in CD ma ci piacerebbe, magari a fine estate, mettere in stampa anche la versione in vinile.

E spesso anche il passato torna nei vostri video e non solo dentro al modo di pensare il suono. Dunque per voi quanto conta tutto questo guardarsi indietro?
Forse è giusto così racconta le emozioni provate durante gli anni universitari, che passano dalle relazioni con i coetanei a quelle famigliari. Per noi è un disco che rappresenta una certa consapevolezza delle nostre scelte, delle nostre vite, senza dare una versione definitiva ma sognatrice. E in qualche modo il futuro è la somma delle scelte e dei momenti vissuti nel passato e nel presente. Forse per “arrivare pronti al futuro” è necessario sapere cosa siamo stati.

E se poteste tornare davvero indietro, che tempo andreste a scegliere? Ascoltando il disco io penserei a quei meravigliosi anni ’90 dei doposcuola dentro i garage con le pareti tappezzate di locandine, poste e cartoni delle uova…
Sì, è un periodo storico che amiamo. Ma rilanciamo con: sarebbe stato super figo avere la nostra età attutale a fine degli anni 0, quando l’indierock inglese esplodeva nel mondo e le nostre band preferite facevano ballare la gente con le chitarre elettriche e le batterie acustiche. W gli arctic monkeys.

E dopo tutto questo sermone è ovvio che tiro via dalla rete il singolo “Quella tua voglia di restare” che non è altro che un riassunto gigantesco, romantico e musicale, di questo mondo davvero molto molto interessante. I Balto ci piacciono parecchio…