Il Salotto di Malcom: i 404

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Ragazzi ma chi non è cresciuto con i fratelli Gallagher e con tutta quella straordinaria compagnia delle indie – come disse qualcuno – capace di portare il brit pop a spasso per il mondo? Acido nei contorni, quasi alcolico nei momenti di grezza semplicità… ma poi compatto, industriale, preciso nelle tirare sulla lunga distanza. E dunque prendo questo esordio del duo romano dei 404 – al secolo Massimo De Bellis e Giuseppe Buongiorno – e mi godo a pieno questo “Black Glass of Gin” che riempie il mio salottino virtuale di quel sapore anni ’80 e ’90 dei dopocuola, dei walkman, dei compiti in classe e delle bellissime sensazioni di rivoluzione a portata di mano. Benvenuti ai 404 ma anche e soprattutto benvenuto santo brit pop.

Che bella chiusa con “On the Hill”. Qui si respira davvero il pezzo ballad lento romantico… la vera grande scelta pop di quegli anni chiudere un disco in questo modo, vero?
Cogli esattamente la questione nel segno! A memoria non so quanti bei dischi degli anni ’90 si chiudevano con la ballad lenta e romantica quasi a voler salutare dolcemente l’ascoltatore. Nel momento stesso in cui finimmo di registrare On the Hill pensai subito che era perfetta come chiusura del disco. Un bel modo di salutare i nostri ascoltatori.

Elettronica poi sparsa ovunque: avete anche cercato di prendere un certo tipo di elettronica o avete pescato a piene mani dalla tecnica moderna?
L’idea di fondo era quella di ringiovanire il sound tipico del brit pop ‘90s aggiungendo con l’elettronica, usando in particolar modo il synth, un tocco di “futuro”. In questo processo ho sempre pensato di prendere come punto di riferimento tra il brit pop e l’elettronica il sound dei Kasabian. Abbiamo voluto riprodurre e rigenerare i fasti della musica anni ’90 dandogli però un tocco di modernità a “modo nostro”.

Dal punto di vista analogico? Questo disco che carte si gioca? Parlando si suono sempre…
Si gioca le carte delle ballads anni ’90 che inneggiano alla spensieratezza e all’amore, Papers on the Rain e Never Forget Her su tutte, per passare ad un rock ‘70s crudo e vero come quello di Little Young Kid.

E dal vivo? Il duo come realizza tutto questo?
Dal vivo abbiamo sempre suonato almeno come trio, facendoci accompagnare anche da un batterista. Anche se però l’arrangiamento delle canzoni cambierà di poco rispetto a quello che potete ascoltare nel disco.

Di sicuro tanti vi chiederanno del video. Io ho smesso… perché ormai spesso non lo trovo più. Almeno non è scontato. Secondo voi perché?
Un po’ perché credo che grazie agli stores digitali (come Spotify, Apple Music, Amazon…) e ai nuovi dispositivi su cui si ascolta la musica sia cambiata un pochino la fruibilità del trovare il brano e il disco da parte dell’ascoltatore. La maggior parte dei miei coetanei ascoltano la musica dal telefono tramite app mentre magari camminano, guidano o si allenano, difficilmente si mettono al computer a guardare i videoclip, a meno che questi non siano bizzarri o particolari. Quindi di conseguenza i gruppi indipendenti come noi, che non hanno dietro gli investimenti delle etichette, magari provano a puntare più sul realizzare una copertina del disco accattivante e significativa, facilmente visibile sugli stores digitali, piuttosto che su un banale videoclip che poi magari non porta neanche ad un buon ritorno di visibilità.