Il Salotto di Malcom: Giuseppe D’Alonzo

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Ho sempre amato quel gusto retrò, spirituale ed estetico, intriso di nostalgia e di cultura per un periodo andato. Ho sempre amato quella pulita ed umile attitudine di restituire alla propria espressione l’educazione e il rispetto di un certo cliché che, in passato, ha fatto scuola. Faccio accomodare un veterano della scena rock abruzzese e non solo (con tutte le sue derive). Benvenuto a Giuseppe D’Alonzo che in questo nuovo disco dal titolo “Tornerà” mescola il pop leggero delle belle melodie italiane a qualche sfumatura irriverente di quei magici anni ’70, anni di provincia, anni di emancipazione. C’è dell’acido ma c’è anche della nostalgia, c’è del dolce suono acustico ma c’è anche la ruggine che non fa scivolar tutto senza averci prima fatto attenzione. Lo sapete, cari amici di Malcom, come in questo salotto la musica non ha ragione e non vuol dare neanche spiegazioni. Esiste… ed un disco istintivo come questo, l’esistenza è l’unica ragione.

Benvenuto nel mio salotto virtuale. Io amo il rock psichedelico e tu ne hai preso tanto in prestito nonostante questo pop… o sbaglio?

Si, sia la musica che i testi ricordano un po’ quella corrente psichedelica, riportata però ai giorni nostri e al pop. Evidentemente è proprio il mio modo di scrivere e di intendere la musica, me lo hanno detto in molti.

Perché il lo-fi? Questione di comodità o di letteratura?

Questa volta volevo a tutti costi esprimere quello che avevo da dire e i miei sentimenti in modo diretto, senza sovrastrutture. La realizzazione del video lo-fi mi ha aiutato tantissimo. È stata un’idea originale che mi è venuta in mente osservando degli zoccoli da infermiere, quelli bucherellati per intenderci. Ho immaginato l’effetto che avrebbe avuto su uno spettatore vedere un video girato da una videocamera posizionata dentro un box bucherellato.

Volevo che si entrasse nel mio mondo, nel mio studio, in punta di piedi, osservandolo da tanti spioncini fluttuanti nello spazio. Il risultato è, a detta di molti, psichedelico, la musica e le immagini creano quell’atmosfera che cercavo.

Ci sono occhi di strani animali e di donne esotiche che sembrano ricambiare il nostro sguardo, oggetti che sembrano animarsi al suono della musica. Adoro i videomaker e gli animatori con cui ho lavorato e con cui sto lavorando, ma questo voleva essere un lavoro che portava alla mia essenza, senza intermediari…

Artisticamente, Giuseppe D’Alonzo come si definisce? Io dentro questo disco ci ho trovato anche il “jazz”…

Forse come deriva del blues, perché di blues ne troverai tanto dentro i miei brani. 

Scrivevo canzoni fin da ragazzino, ma la svolta è arrivata in età adulta quando mi sono innamorato del blues. Come dico spesso il blues ha colorato la mia musica e credo, non solo la mia…

È come un vettore emozionale che punta dritto al cuore. Le canzoni sono rock/pop ma dentro c’è un’anima blues rivelata anche nei diversi riff e arpeggi. In ogni caso una volta che riesci davvero a sentirlo, ti dà una marcia in più. Ci vuole allenamento all’ascolto del blues, pur essendo immediato da ascoltare/suonare non lo è affatto da sentire come diceva il grande Hendrix. 

E come mai una decisa svolta verso l’italiano?

Non è stata una svolta ragionata, è maturata credo da sola. Ho fondato una band con cui continuo a scrivere in inglese, i Crabby’s nel 2013, e con loro nel 2019 ho scritto la mia prima vera canzone in italiano “l’Uomo di ieri”. Dopo quella pubblicazione sono stato fermo a casa per una frattura alla caviglia. In quel periodo sono fluite diverse canzoni in italiano alcune delle quali compongono l’album Tornerà. Lo stile è sempre il mio, ma in italiano diventa un po’ più cantautorale, meno rock da Band per intenderci. Per me è stata una bella sorpresa, è stato come scartare un nuovo gioco con cui potermi divertire. Credo che continuerò entrambe le cose, ma la scrittura in italiano mi sta prendendo molto, probabilmente per la nuova musicalità che sto esprimendo.

Scena indie nostrana… tu non ci sei dentro, stilisticamente parlando… c’è troppa poca elettronica. Scherzi a parte: come mai questa scelta che ora sembra quasi un punto fermo per ogni cosa?

Ti racconto questo aneddoto. In un colloquio interno con gli psicologi in una multinazionale dove lavoravo a Milano come ingegnere elettronico, (quei corsi che si facevano per “formare” e inquadrare le “risorse”) uscì fuori il fatto che ero troppo poco incline a seguire direttive aziendali, ma prediligevo fare quello che mi piaceva. La mia risposta fu: mi trovi una persona sincera che non predilige fare quello che gli piace ma quello che gli si dice di fare. 

In effetti la parola “sincera” spiazzò l’esaminatrice che valorizzò la mia sincerità a discapito del mio scarso aziendalismo. 

La morale è che, fare quello che si ama, perseguendo i propri sogni cercando di non scendere a compromessi, ci rende felici e genera un mood positivo intorno a noi.

Invece di seguire la corrente ce ne creiamo una nostra, anche fosse un piccolo ruscello di campagna, ma vuoi mettere? Io amo i ruscelli di campagna mi ricordano i miei cari nonni!

Pesco dalla rete questo singolo dal titolo “Respiro”… ed il lo-fi diventa ragione e che non sia tacciato di irriverenza o di pazzia se dietro il DNA di queste strofe ci scopro la seduzione di GARBO o nello sviluppo del tutto ci voglio ritrovare i voli a planare dei Pink Floyd quando sapeva restare sulla terra… non prendetemi per pazzo.