Il Salotto di Malcom: Giulio Spagnolo

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Sinceramente non so bene come vestirmi. Forse da pirata, forse da menestrello… anche da giullare o anche da saltinbanco… di certo non da politico, di certo non da prelato. Le istituzioni sono sotto accusa? Forse è più nostra la colpa… di certo è che sotto accusa c’è anche quel certo modo di “usare” la fede verso un’entità superiore. Questo esordio di un giovane cantautore leccese ha molti piani di lettura dalla sua: si intitola “Beato chi”, esordio di Giulio Spagnolo che faccio accomodare in questo salottino che, lo sapete bene, non ha pregiudizio alcuno e, anzi, si schiera ciecamente a favore di chi al sistema non piega la schiena.

Benvenuto nel mio salotto virtuale… partiamo da un noto adagio: il 
rock è morto o no?
Morto non direi, semmai dovremmo chiederci dove sia andato a finire… È molto difficile abbattere uno spirito ribelle, carismatico come appunto illustra il rock. Dovremmo confessarci che il rock va saputo fare e con le nuove tendenze musicali questo concetto viene sempre meno.

E io penso che questo disco è decisamente rock… tu che ne pensi?
Intanto mi fa molto piacere sapere di questa impressione; dal mio punto di vista posso confermare che questo lavoro ha avuto qualche accenno ad uno spirito ribelle, alla non sottomissione, all’incapacità di ricevere un comando ed eseguirlo, alla protesta personale dedicata a tutelare gli spazi vitali di ognuno di noi. Quindi per rispondere con uno sguardo poco soggettivo direi di si, questo lavoro ha un volto spirituale ma allo stesso tempo ribelle.

Bel titolo… bella provocazione. Chi è davvero “beato” in questa 
modernità liquida secondo te?
Nella maniera più diretta e sfacciata, direi che le uniche classi sociali a sentirsi beate sono rappresentate da quelle persone che riescono a vivere avvolte nel proprio materialismo, che non si pongono uno scrupolo, che risolvono qualsiasi situazione con un tocco magico di superficialità , che non guardano il prossimo insomma. I beati sono paradossalmente tutte quelle persone che non seguono una linea etica corretta e con questo concetto, una persona onesta, sa di essere scomodo e sconveniente, infatti, detta tra me e te, ti converrebbe essere onesto/a dando uno sguardo alla freddezza sociale?

Ma posso dirti che ci sono brani assai più liberi e veri – senza 
maschere – dentro questo disco? Il singolo title track secondo me non da 
ragione al resto del lavoro… cosa ne pensi?
Diciamo che tutto il lavoro discografico è stato basato principalmente su due concetti: il viaggio e il confronto. La title track mi ha dato modo di dare un inizio a questa ricerca, proprio perché secondo me il punto di partenza non doveva essere solo una ricerca in se stessi, ma anche una ricerca alla scoperta della società che ti circonda. Quando mi sono ritrovato tra il mio confronto e quello sociale, ho voluto fortemente aggrappare il viaggio al singolo “Beato chi”, proprio perché l’ascoltatore avrebbe dovuto scoprire la libertà nascosta in altri brani (come ad esempio “Dio e l’uomo”) passando dall’intero lavoro.

Uscirà altro? Un nuovo video?
Decisamente si, con il primo disco ho avuto l’opportunità di raggiungere la prima etichetta discografica, la quale mi ha proposto di far uscire qualche brano.
Siamo pronti a ragionare su colori e volti nuovi, a tirare fuori l’animo rock proprio perché quest’anno sono in arrivo alcuni brani basati esclusivamente sulla protesta politica, che ovviamente non vedo l’ora di farvi ascoltare. Vi ringrazio per queste belle domande e colgo l’occasione per mandare un caro saluto allo staff di Malcom.

E che Mario entri in scena signori e signori. Dalla rete pesco la title track, il suo bel video e penso che non sia il punto più alto del disco… evviva chi non ha pietà perché non prova povertà… che siano loro i veri beati? E siamo nudi di fronte ad una canzone bella, da vedere, da sentire… e da ballare.