Bella e brava. Intraprendente oserei pensare. Decisamente cosmopolita e non tanto per la fortuna di essere nata a New York e di vivere in Italia con una vita artistica ricca di contaminazione – e già questo basterebbe direi io!!! La vera entità cosmopolita di FRANCESS la trovo in questo modo di fare musica, un po’ europea di Berlino, un po’ americana di Lounge e di Jazz, un poco futuristica di suoni digitali. Che poi l’idea di base è vincente: ha preso la grande musica italiana e l’ha tradotta in inglese e con nuove facce, nuovi arrangiamenti, i nuovi suoni computerizzati. Un solo inedito: “Good Fella”. Gioca con l’Italiano, gioca con l’Inglese, gioca con la trasgressione che guarda e che disegna. “A bit of Italiano” è un disco davvero davvero interessante. Benvenuta in questo salotto Francess:
Dacci una tua definizione geografica: “A bit of italiano” è un disco italiano, americano o….?
È come chiedere a me se sono italiana o americana. Questo disco racconta l’equilibrio fra le due lingue e culture dentro di me. Il progetto è nato dal desiderio di fare un tributo alla grande musica italiana e, traduzione e arrangiamenti sono gli strumenti con cui sono riuscita a portare questi brani nel mio mondo presentandoli dal mio personale punto di vista.
Cosa ti ha dato più gusto: la traduzione o la rivoluzione stilistica che hai fatto dei brani?
Da bilingue ho sempre avuto un po’ una fissazione per la traduzione che è sicuramente la parte su cui ho lavorato con più trasporto e coinvolgimento. È stato un lavoro molto stimolante e devo dire anche molto complesso. La scelta dei brani da inserire nel disco è dipesa dalla traducibilità dei testi perchè non tutto si può tradurre e in alcuni casi ho infatti deciso di lasciare parole o frasi intere in italiano.
L’idea di certe soluzioni di arrangiamento, l’idea di questo progetto…l’idea dell’inedito…insomma di chi e com’è stata la genesi di questo lavoro?
Questo disco è il risultato di un lavoro di squadra. È iniziato tutto quasi un po’ per caso con la traduzione di “Ma se ghe penso” in occasione di un’ospitata a uno spettacolo di un gruppo di comici genovesi. Le reazioni a questa nostra versione sono state molto positive. Abbiamo avuto l’onore di iniziare una collaborazione con l’orchestra del teatro Carlo Felice di Genova e a quel punto, l’idea di dare nuova vita a brani storici rielaborandoli in chiave moderna è stata la naturale conseguenza di questo successo iniziale.
A questo punto c’è da chiedersi? Tradizionali americani da fare in Italiano? Anche se penso che sia una cosa assai tradizionale questa…
Non escludo mai nulla ma dubito che farò un lavoro simile. La forza motrice del disco era il desiderio di raccontare la musica italiana quindi non penso che succederà il contrario. Inoltre, almeno per il momento, un disco di cover può bastare.
A chiusura: alla fine per quanto facciamo trasgressione e rivoluzione, è sempre il pop industriale ad alzare lo share o sbaglio?
Sinceramente non mi aspetto mai di fare nulla di trasgressivo o rivoluzionario. “A bit of italiano” è un esperimento stilistico e creativo che rappresenta una tappa in un percorso di ricerca personale. Di questi tempi non mi é neanche tanto chiaro come si fa ad alzare lo share e chi riesce a farlo realmente quindi semplicemente cerco di fare quello che mi piace nel modo migliore cercando di creare un prodotto che possa piacere.
Dalla rete prendiamo il suo video di lancio: “Don’t Want the Moonlight”. Come a dire in un certo modo: “Guarda che Luna”. In questo caso Francess rivive Buscaglione, ma troveremo anche tanto altro. Scopritelo. Non fermatevi mai ad un video. Scopritelo…