Il Salotto di Malcom: Daniele Meneghin

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Quant’è bella la bella canzone italiana quando non ha pretese se non quelle di essere espressione semplice di se. E queste nuove canzoni di Daniele Meneghin nel disco “Animali Uomini & Occasioni” raccolgono il passato di un concept assai distopico – ma in senso romantico e fantasioso – all’inevitabile analisi di se e della propria vita. Canzoni “vecchie” e nuove scritture che il nostro decide di incidere a fuoco anche grazie alla splendida collaborazione con Osvaldo Di Dio e Band. E non aspettiamoci aria alla Battiati, sia chiaro. Qui siamo in piena aria pop, libera di essere e di spargersi. E laddove le vecchie scritture voleva inventarsi un mondo visto dagli occhi degli animali (forse i prossimo potenti della terra), le nuove narrano del mondo che abbiamo noi uomini sotto i piedi, dal terrorismo alle meraviglie della sua natura semplice. Dunque in questo salotto metto mano alle belle tele, non ultima la replica di quello Chagall che ha ispirato il blu di Modugno e poi una buona birra che fa sempre viaggio. Possibilmente in zaino e carovana. Che bella la bella canzone italiana.

Un quarto disco. Però ora vorrei che tu fossi sincero: dopo tutti questi anni di carriera, visto il come l’Italia e il mercato rispondono ai nostri sforzi culturali, che senso restituisci ad un disco? Insomma: oggi ha senso?

Devo dirti la verità, se lo scopo di fare dischi è quello di venderli e guadagnarci dei soldi, allora no, non ha senso. Al giorno d’oggi il disco non è più fonte di guadagno, non è neanche più il veicolo principale per diffondere la musica. Però per me il senso ce l’ha, perché io fin da piccolo ho sempre voluto fare i dischi, come casa per le mie canzoni. Non ho mai pensato di fare i dischi per lavoro, e neanche di fare i dischi per diventare famoso. Faccio i dischi perché ci metto le mie canzoni dentro!

Un cantautore leggero, pop se vogliamo come te, che genere di pubblico accarezza in questa scena totalmente dedita all’indie digitale?

Sinceramente non saprei dare una connotazione precisa al mio pubblico, spero che chi ascolta la mia musica possa provare delle emozioni e possa in qualche modo sentirsi meglio! Sicuramente c’è una differenza di suono con l’indie digitale, suoni fatti da artisti in carne ed ossa che comunicano attraverso il proprio strumento. Diciamo che noi siamo l’indie analogico, quelli che sudano sulle corde.

Che poi restando sull’argomento, ci rendiamo conto che dischi come i tuoi, cioè dischisuonati oggi sono una rarità? Secondo te in che direzione stiamo andando?

La tecnología ha aperto un’era nuova, oggi si possono fare cose che pochissimi anni fa neanche le immaginavamo. Io sono un fan della tecnologia in tutti i campi e penso che sfruttarne le possibilità al massimo sia una cosa molto bella e stimolante. Scegliere cosa e come usare le nuove tecnologie sta alla sensibilità e al gusto personale. In generale vedo che la direzione del mondo musicale oggi va verso un approccio semplice, utilizzando molti camuffamenti che nascondono bene mancanze tecniche. Ma se il prodotto musicale è diventato una cosa da consumare in fretta, per chi lo fa di lavoro e abbraccia questa filosofia, non vedo perché ci debba mettere troppa cura nel confezionarlo.

E a tal proposito chiamo in causa la tua canzone “Pecora”, forse la visione piùpasoliniana di tutto il disco. Antidoti contro l’omologazione?

Bellissima definizione! Ti ringrazio! Si, la canzone parla proprio di questo, di come la società ci vuole pecore, paurose e perplesse. Vuole essere un monito in musica e parole, diretto alla gente del mio tempo e della mia terra, la zona del Piave dove il grande fiume fa da cornice alle nostre vite dedicato al dio lavoro. Racconta un risveglio una presa di coscienza, di quello che ci sta attorno e delle possibilità che ogni uno di noi ha.

Vinicius De Moraes diceva che la vita è l’arte dell’incontro. E il concetto di incontro è ampiamente celebrato in questo disco… 

Il disco si intitola “Animali Uomini & Occasioni” che già di suo è un riassunto di un incontro e di come si svolge. L’incontro è comunque un passaggio essenziale nelle nostre vite. Le canzoni infatti raccontano di storie dove l’interazione tra gli uomini o tra gli animali genera incontri e dagli incontri i legami. C’è la storia d’amore in “luce” dove l’incontro è solo virtuale ma presente nel quotidiano, “Miracolo” dove si parla dell’incontro intellettuale religioso che porta persone a fare azioni per Dio contro i proprio simili. Fino a “L’amore adesso è un cesso” dove l’incontro diventa poi separazione.

Un’ultima domanda pensando al grande Osvaldo Di Dio che ha lavorato in questo disco.E penso anche tutta la sua band. Caspita… come ci sei arrivato?

Non smetterò mai di dire che per me è un piacere grande poter collaborare con Osvaldo, e sono ancora più felice se penso che ormai è una collaborazione di lunga data. Collaboriamo fin dal mio secondo album “Bertoldo si confessa ridendo” del 2010. Ci siamo conosciuti proprio durante la lavorazione di quel disco, arrangiato dal grande musicista Ferrarese Gilberto Martellieri. Negli anni siamo sempre rimasti in contatto, ed ha sempre aderito con entusiasmo ai miei progetti, portando quel valore aggiunto con il suo inconfondibile tocco.

Ed eccolo “Alba”, il singolo corredato da un bel video che a quel sapore di viaggio deve molto. Meneghin scrive con leggerezza, forse si allunga troppo nei tempi di questi brani, ma non ha la presunzione di credersi il re di questa Terra. Saranno gli anima i prossimi sovrani. E lui lo sta profetizzando a suo modo…