Ecco un disco silenzioso ed eclettico, un disco di uno scrittore che diventa poeta e che fino al giorno prima era un semplice pellegrino. Ecco un suono che sembra disegnato e una parola che sembra sognata a prescindere. E in fondo, di questo lavoro, mi resta la delicatezza di uomo e la perseveranza di bambino. Lui è Giorgio Bravi che in arte si presenta come COMELINCHIOSTRO – guarda il caso – e questo disco d’esordio dal titolo “Di che cosa hai paura” sinceramente mi piace ascoltarlo al tramonto quando dentro ho la rabbia (se ho avuto rabbia) e si mescola di silenzio che sta arrivando dal cielo. Mi ispira questo linguaggio visionario di romantiche tinteggiature d’artista il disco un po’ pop, un po’ rock e un po’ figlio dei boschi. Benvenuto nel mio piccolo salotto…

Senti io partirei da cose che sembrano familiari. Ma se ti dicessi: Battiato, Gazzè e Branduardi, tu cosa mi risponderesti?
Ti direi che si parla di filosofia, di società, di diritti, ti direi che sento la necessità di capire il mondo che mi circonda e che cerco di trovare un mio codice comunicativo. Ti direi che questi cantautori hanno ben più in comune di un timbro di voce simile su certe frequenze, hanno in comune un modo di affrontare i problemi del mondo, in questo mi rispecchio molto.
Da una parte gli archi e dall’altra l’elettronica… un matrimonio che ormai non sorprende ma che in qualche misura sembra voler tenere un piede nel passato ed un altro nel futuro. Tu come la vedi?
Non sono d’accordo .. sempre di passato si tratta .. l’elettronica è diventata soltanto più semplice da usare ma non c’è niente di nuovo, oggi riproduciamo con semplicità suoni che già negli anni ottanta spopolavano, il fatto che oggi sia più semplice usarli fa si che si usino di più. Tutto qua.
E poi il disegno. Questo disco è un disegno oppure dal disegno che nasce la tua canzone?
Il disegno fa parte di me. .. il gesto di scrivere, il tratto della graffite sulla carta o meglio dell’inchiostro di China assorbito dalla carta fa parte del mio mondo musicale e non. Il disco è nato insieme ai disegni che lo accompagnano in una maniera più profonda di quello che si può spiegare a parole. I disegni sono nati in sala prove e hanno contaminato le canzoni e viceversa.
Ho visto in rete l’audizione di Musicultura. Una domanda anzi due: che nell’immagine è quella della macchina da scrivere oggi? Cosa stai trasportando dal passato?
Non lo so, credo che il mio fare musica sia proprio volto alla ricerca di quel qualcosa. Ho qualcosa di tirare fuori dalle scatole di un vecchio trasloco. Non ricordo cosa c’è dentro le scatole, come succede sempre dopo un trasloco, e l’unica cosa che puoi fare è iniziare a scartare e vedere cosa trovi. Col primo disco ho iniziato ad aprire le scatole, credo che mi ci vorranno almeno un paio di dischi per capire che cose c’è dentro.
E poi ancora… la competizione, la giuria, il giudizio e poi il podio. Come la vive un cantautore assai spirituale come te?
Non la vive. La musica non è per me competizione, anzi è un modo di denudarsi di fronte ad un pubblico, è un modo di dire, per me la vita è questa cosa qui, voi che ne dite?
Non si vince e non si perde, c’è solo un confronto costante, uno scambio reciproco che dura per tutto il tempo del concerto o dell’esibizione. Dove c’è una gara, la musica perde sempre. Bisognerebbe spendere meno soldi ed energie ad organizzare concorsi e più ad organizzare manifestazioni e concerti. Con i soldi che si spendono per organizzare i due principali concorsi di musica emergente in Italia (e non faccio nomi) si potrebbero organizzare diversi concerti al mese per tutto l’anno, e sarebbe molto meglio.
In attesa di un altro nuovo video ufficiale che uscirà a giorni, ripesco ancora dalla rete il video di “Facile”, forse uno dei momenti più pop di tutto il suono di Giorgio Bravi. Ma ci sono diverse facce e buone parole dentro. Buone parole. Che qui si fa con arte il mestiere di cantautore.
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