Ho solo bisogno di spegnere tutte le luci prima di far girare un disco come questo. Mayday Arte, produzione del disco, con il suo braccio armato a firma di Mauro Mazziero, promette anche di farmi avere una grafica personalizza con una pittura unica… una per ogni copia. E per gli amanti del vinile direi che tutto questo è un grasso che cola senza sosta. Ma estetiche a parte, “Io Dio No” è una lunga preghiera laica sostenuta da un’incredibile voce che par giungere dai sottofondi del tempo metropolitano. Canzoni e liriche dal peso poetico e spirituale, melodie mai piegate al sistema, stesure e tappeti sui quali posare i propri istinti e lasciar decantare questo dannato tempo che vomita ansie e paure sulle nostre vite. Alberto Nemo l’abbiamo conosciuto nelle tante scorribande discografiche, tra talent televisivi e concerti. La sua voce, penso io, si attesta tra le più interessanti di questo panorama di burattini omologati alla norma. Oltre la norma del cielo (cantava Rocchi) esiste la libertà. L’unico modo per farne di conto è impedire alle regole di sputare sentenze. Ed io resto a guardare il buio che arriva tutto intorno… unico motivo buono per non sprecare tempo e guardarmi dentro per quello che davvero so di essere…
Un salotto virtuale il mio. Un salotto dove regna ogni genere di musica. Ma dal tuo ultimo disco penso che il cuore pulsante non sia tanto la melodia in quanto tale, quanto più la voce… il grande cuore della tua espressione. Sbaglio?
Nel mio Manifesto della Musica essenziale, al secondo punto, ho scritto: “La voce come strumento primario. La voce umana è la migliore strumentazione di cui disponiamo.”. È la voce che crea lo spazio, il resto serve ad arredarlo.
E hai mai pensato ad un lavoro di solo voce? E perdonami se c’è già stato…
Lo sto preparando, sarà un progetto molto importante ma per ora non posso anticipare niente. È un lavoro a cui tengo molto.
Ho visto che altrove ti hanno accostato il nome di Demetrio Stratos. Vorrei sviluppare con te l’argomento. Quanta ricerca vocale hai fatto? In che direzione?
La ricerca musicale e antropologica di Stratos è straordinaria e i suoi risultati sono unici. Ciò che io ottengo con la mia voce è una scoperta progressiva che ho fatto direttamente sul campo senza forzare le mie caratteristiche naturali. È all’interpretazione che dedico tutto il mio impegno in modo da valorizzare al massimo le mie risorse. Un buon pezzo non ha bisogno di molti elementi ma certamente di tutta l’anima e il coraggio di cui disponiamo.
E musicalmente la ricerca invece? C’è stata?
Le mie fonti di ispirazione sono nella musica etnica e nella classica. Il mio è stato un percorso severo in cui non mi sono mai permesso di “giocare” con questa arte. Ho cercato di mantenere sempre viva la tensione verso l’assoluto pensando con rispetto ai miei ascoltatori. Non si tratterà mai di persone distratte che mettono un mio brano in sottofondo mentre fanno altro, piuttosto di fruitori attenti che, dopo un primo ascolto, decidono di seguirmi con attenzione e si preparano all’ascolto con gli strumenti giusti.
Trasgressione, rivoluzione o conservazione dei beni culturali? Per me oggi la vera rivoluzione è tornare alle origini… non so come la vedi…
La vedo come te. Cos’è una rivoluzione se non la volontà di tornare ad un’origine pura e non corrotta? Questo vale anche per la musica che segue inevitabilmente le onde del tempo. Se si resta collegati alle fonti primordiali dell’ispirazione ciò che nascerà continuerà ad avere la sua funzione catalizzatrice e catartica, propria delle sue origini.
Per questo Dino Campana?
Le “Barche amorrate” di Campana hanno cantato subito dentro di me. In altre occasioni ho messo in musica testi poetici, recentemente ho rivisitato “L’infinito” di Leopardi. Il “Lamento volubil” delle Vele, che né l’onda né l’ultimo schianto riesce a placare, ha lasciato in me un senso di inestinguibile desiderio di vita che, nonostante tutto, prende il largo e continua ben oltre l’orizzonte.
Dalla rete pesco questo video: “Dissolvenze”. Niente paura. L’io, un Dio, un resistere alle regole e alle congetture. Niente paura per questa inevitabile violazione di norma. Il nuovo disco di Alberto Nemo è un’opera da vivere ad occhi chiusi.
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