I Gioscino presentano il nuovo singolo Sono Dio

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Sono Dio è il nuovo singolo dei Gioscino, duo composto da Jacopo Nutz e Giacomo Carmignani. Il primo si è occupato della produzione, del mix e della registrazione del pezzo mentre la composizione e i testi sono firmati a quattro mani. Ecco cosa ci hanno raccontato nell’intervista

Ciao ragazzi, come nasce il progetto Gioscino?

Il progetto Gioscino nasce dall’incontro di Giacomo Carmignani e Jacopo Nutz i quali, dopo aver collaborato per anni in altri progetti musicali, hanno deciso di unire le proprie forze per dare vita a qualcosa di diverso, orientato più sull’aspetto ludico e allo stesso tempo esplorativo del processo compositivo. Nella stesura dei pezzi, infatti, non intendiamo porci particolari vincoli a livello di sonorità né tantomeno di arrangiamento se non quello di mantenere una certa coerenza stilistica. La parte più sfidante del nostro progetto consiste forse proprio nel far fluire quella moltitudine di idee che ci attraversano, prima e durante la composizione, all’interno del brano cercando di mantenere in esso una certa coerenza sonora che impedisca al pezzo di andare, per così dire, alla deriva. Detto così sembra una cosa complessa, ma in realtà per noi tutto questo avviene in modo molto naturale, tanto da divenire difficile da spiegare a parole.

Sono Dio è dedicato a un narcisista, pensate che la società di oggi lo sia particolarmente e quanto secondo voi i social contribuiscono?

Se pensiamo al narcisismo nel senso stretto del termine, non crediamo che la nostra società oggigiorno sia più narcisista di quella di altri luoghi o tempi. Tuttavia, un problema sorge nel momento in cui andiamo a vedere la “qualità” di quel narcisismo, nel senso che, all’interno di un ambiente sociale estremamente individualista, concorrenziale e ostensivo, quale potrebbe essere il nostro, i conflitti psicologici con cui un narcisista si trova a fare i conti vengono pericolosamente esasperati. È per questo che nel testo facciamo riferimento ad una divinità in perenne sofferenza: come può un essere perfetto provare sofferenza? I social giocano sicuramente un ruolo importante in questo ambito, soprattutto per quanto riguarda l’ostentazione del sé e i conseguenti crolli di certezze all’interno di una mente narcisistica, ma sono a nostro avviso solo una tessera di un mosaico di meccanismi sociali (e non solo) ben più ampi e che tendono a riprodursi.

Musicalmente è un brano molto articolato e diversificato tra strofe e ritornello, in quanto tempo è stato realizzato l’arrangiamento e cosa volete mettere in evidenza di questo?

Diciamo che l’arrangiamento del brano ha preso vita insieme alla struttura dello stesso, nel senso che il pezzo non è mai stato chitarra e voce e poi arrangiato. Al contrario, si potrebbe invece dire che il pezzo ha preso vita progressivamente nel momento stesso in cui vi stavamo lavorando e per questo motivo ci risulta complicato dare conto delle tempistiche. Per quanto riguarda l’arrangiamento, esso è stato ideato cercando di renderlo funzionale alla narrazione dei concetti espressi nel testo: abbiamo iniziato cercando di ricreare un’atmosfera di intimità volta a richiamare la quiete di una riflessione interiore in cui il protagonista si rivolge a se stesso con un distacco analitico; di natura opposta è la dinamica prorompente del ritornello attraverso la quale abbiamo cercato di trasmettere il raggiungimento, da parte del protagonista, di una presa di coscienza della propria natura narcisistica. Crediamo, però, che il momento di maggior tensione risieda nello “special”: la ritmica incalzante, il sound più aggressivo e la sua collocazione tra strofa e ritornello stanno a simboleggiare che questa parte è a tutti gli effetti una sintesi delle precedenti, nonché luogo in cui tutti quei conflitti che affliggono il protagonista entrano in collisione provocando un senso di disorientamento esistenziale manifestato dalla formulazione ossessiva di domande senza risposta.

Rispetto al vostro progetto Le città vuote in cosa si diversifica il progetto Gioscino?

A livello musicale la differenza crediamo sia un po’ ovunque, nel senso che ne “Le Città Vuote” i brani vengono solitamente composti da un elemento della band che giunge in sala prove con qualche idea già abbastanza definita: in più occasioni è capitato, per esempio, di iniziare a lavorare come gruppo su un pezzo già dotato di una struttura definita, ma rimasto fino ad allora “confinato” in un arrangiamento chitarra e voce. Una volta in sala il pezzo viene suonato più volte e poi riarrangiato e/o sottoposto a modifiche più o meno ampie a seconda dei casi. Questo tipo di approccio permette di ottenere un arrangiamento pensato più per un’ottica live, aspetto che nel progetto Gioscino non è minimamente presente. In questo nuovo progetto, infatti, la stesura dei pezzi parte generalmente da un’idea armonica nuda e cruda che viene poi sviluppata, strutturata, implementata in studio di registrazione fino ad ottenere una canzone completa. Ciò che a noi interessa in questo caso è la resa finale del pezzo in sé e non tanto degli strumenti che lo dovranno suonare al di fuori del contesto in cui lo abbiamo registrato. Questo ci permette di avere un’enorme possibilità di scelta che, come nel brano “Sono Dio”, sfociano nell’uso di strumenti etnici, synth, effetti particolari e sovraincisioni. In una rock band classica formata da due chitarre, voci, basso e batteria, come lo sono “Le Città Vuote”, che si appoggia molto sulla resa live dei propri pezzi, tutto ciò non è ovviamente possibile né tantomeno desiderabile. Stiamo parlando, quindi, di due progetti che ai nostri occhi hanno obiettivi e filosofie completamente divergenti, ed è proprio questo il motivo che alimenta il nostro interesse nel portare avanti entrambi.

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