Heavy Rock all’Italiana per i Kismet

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Scritto da Tommaso Germinario
Una carriera di tutto rispetto quella dei Kismet, band alternative rock / heavy rock italiana attiva dal 2000. Dopo gli album “Rooms Of Lie” (2001), “Trudging Down Your Soul” (2007), “We Don’t” (2012), il 23 Maggio 2014 è uscito Shades Of Clarity, o se preferite “sfumature di chiarezza”, distribuito dall’etichetta tedesca Dust On The Tracks Records. Vincitori del Tour Music Fest con il singolo “We Don’t” nel 2011, vantano numerose apparizioni in Italia, Regno Unito, Germania. Nel 2013, si cimentano con un piccolo tour unplugged a Berlino, unendo chitarre acustiche e viola. Il 3 Giugno 2014, il loro ultimo album sbarca negli Stati Uniti.

Si presentano così nella loro biografia ufficiale: Albert Eno voce, Crivez alla chitarra, Mr Estevez alla chitarra, R.D. Penot alla batteria e Carlo al basso.

Non aspettatevi testi particolarmente elaborati in “Shades Of Clarity”, d’altronde è faticoso trovarne anche tra i big del genere. Aspettatevi pure, invece, sonorità trascinanti e corpose, così come riff di chitarra inaspettati ed intermezzi eterei.
Non sempre la chitarra trova spazio per degli assoli, ma, quando ci riesce, il risultato è soddisfacente. Sintetici ma d’effetto gli assoli dei brani “Aeternal Blame”, “Fill the Vacuum” e “Holy Words and Pain”.
E’ proprio da quest’ultimo brano che emergono particolarmente le doti canore di Albert Eno: sono davvero un tratto distintivo della band.

L’album è composto da 11 tracce, che in ordine sono: “Cobweb”, “Stay Alive”, “Clarity”, “Aeternal Blame”, “Happy Road”, “Carry Me Down”, “Time”, “Quit”, “Lonely Place”, “Fill the Vacuum”, “Holy Words and Pain”.
La loro disposizione è ben studiata: dopo “Happy Road” un po’ di noia avrebbe potuto fare capolino.
Non fraintendetemi, una musica così aggressiva lascia poco spazio alla noia in senso letterale. Intendo piuttosto una certa monotonia di struttura. Si sente come il bisogno di un brano che sorprenda, ed è senz’altro quello che fa “Carry me Down”. E’ inaspettato, melodico, dolce, più lento e di durata maggiore rispetto ai precedenti, in cui trovano spazio anche la tastiera e la viola. Anche “Time” è sorprendente, prima elettronica, poi con un arpeggio di basso elaborato (mi ha ricordato l’arpeggio di “Broken One”, Trivium), in crescita dal minuto 2:58 e con un forte ritornello alla fine.
Il brano “Quit” coglie di sorpresa con la sua energia, e riporta l’album ai regimi iniziali.

Il mixaggio è davvero ben eseguito, il campionamento della batteria è coerente con il timbro degli altri strumenti; come quello della chitarra, che, soprattutto nel brano “Lonely Place”, ricorda molto St. Anger (Metallica).

“Shades Of Clarity” è disponibile su iTunes e su Amazon.

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