Giorgio Consoli, attore e performer pugliese presenta il nuovo disco Coralli cotti a colazione, un percorso narrativo e sonoro tutto da scoprire. Ecco la nostra intervista
Da dove nasce l’esigenza di mescolare recitazione e musica?
Non credo sia un’esigenza quanto un approdo naturale: sono un attore professionista che negli anni ha
scelto di diventare un cantante e attore musicale, quindi è un mio tratto distintivo che in questo “disco” ha
trovato una sua specifica forma. Non mi reputo un attore che canta e nemmeno un cantante che recita: so
che la mia voce è il mio mezzo di comunicazione prescelto e a lei spesso mi affido, circondandomi di note
più o meno aperte e creando suggestioni da testi che compongo.
Coralli Cotti a Colazione, cosa vuoi comunicare con questo titolo così peculiare?
È un verso di un brano che amo molto e che denota un dark humour che pervade l’opera. I coralli sono
l’emblema della bellezza della Natura, un prodigio irripetibile e delicatissimo. Ma sono cotti: perché
l’uomo non fa altro che deturpare la bellezza di questo pianeta attuando un’aggressione di specie
pericolosissima. Sono il simbolo di un mondo che rischia di scomparire e per giunta messo in tavola cioè
venduto a colazione il sistema economico sballato e cieco ne è una delle cause endemiche. Un’immagine
provocatoria e forte, urticante come volevo fosse anche quest’opera.
Sei un appassionato di giochi di parole?
Sì lo sono sempre stato fin dai tempi dei Leitmotiv: amo il non sense, Jannacci, Lewis Carroll, certi
calembour di Lennon… Qui in totale libertà li ho disseminati nel disco!
Come hai affrontato il periodo pandemico artisticamente parlando?
Il periodo pandemico seppur duro, come per molti, ha coinciso con la creazione e per la maggior parte dei
brani nella stesura di Coralli Cotti a Colazione . Sono nate spesso al chiuso di una stanza, nella casa di
campagna di mia madre dove , fortunatamente, ho passato le quarantene. E questo stare continuamente
con me stesso mi ha dato l’opportunità, il coraggio e la sfida di aprirmi completamente, mettendo a nudo
fragilità , dolori e consapevolezze, di cui i testi sono pervasi.
A che pubblico ti rivolgi?
Non c’è un target di base, anzi vorrei fossero molti giovani ad ascoltarlo. Sicuramente non quello delle
“orecchie sbagliate” come cantava Morgan anni fa… Vorrei che questo piccolo lavoro fosse ascoltato con
attenzione gentile, dedita e scelta. Non sarà mai un bestseller ma può trovare ascoltatrici ed ascoltatori
attenti ad immergersene.
Su questo disco ci sarà un tour di spettacoli?
Assolutamente sì perché la sua veste “spoken” ha assoluto bisogno di un ambito live e performativo dove
parole e musica trovino continuamente nuovi intrecci. Abbiamo debuttato in una serata magica a
Spazioporto a Taranto (posto meraviglioso) ed ora siamo pronti, con Domenico Cartago che mi accompagna
live, a portarlo ovunque se ci vorranno!