Vi presentiamo l’intervista a Gavio, cantautore con alle spalle la vittoria a Musicultura e la partecipazione ad AmaSanremo e che ha da poco pubblicato il nuovo singolo Bene
Ciao Gianfrancesco, che accoglienza ha ricevuto il tuo nuovo singolo?
Ciao a tutte le onde indipendenti, la nuova produzione che ho scelto di intraprendere ha avuto a differenza dei singoli precedenti (orientati verso il pop) un riscontro “numerico” inferiore. Lascio i numeri tra le virgolette perché sono solo numeri, quello che mi ha reso felice è aver ricevuto molte risposte in più. Quando inizio ad ascoltare un artista mi piace trovare in lui il suo carattere, la sua originalità ed il suo mondo, ed io sto cercando un modo per essere sempre di più me stesso.
Nel periodo estivo in cui tutti sono a caccia di tormentoni hai scelto sonorità leggere e minimali, per quale motivo?
Ho provato diverse volte a dare un vestito al passo con i tempi a quello che scrivevo e non ho mai trovato la chiave giusta, quindi preferisco non seguire una strada sconosciuta ma andare dove so che posso camminare. Ho sempre amato cantare sottovoce, credo che mi piaccia molto di più e poi non si sa mai… magari “bene” diventerà un tormentone!
Ci ha colpito molto la parte del testo in cui racconti che aprirsi con qualcuno che non si conosce è più facile perché si è più disposti ad ascoltare, c’è un episodio a riguardo?
La strada verso Santiago era lunga, e in quel periodo non riuscivo a vivere nella mia città, mi sono ritrovato spesso in conversazioni con argomenti di circostanza e trovavo poche volte l’interesse vero per una discussione personale. Così ho deciso di camminare. Ho incontrato persone fantastiche, persone che vedevo un solo giorno magari per poche ore ma, forse anche per il contesto, disposte ad ascoltare e sopratutto a discutere e ad aprirsi sinceramente. Ogni giorno era una vita, ed ogni giorno che passava mi sentivo più leggero, non sentivo più le sensazione di annegare e le persone che mi stavano salvando erano “chi non sa il mio nome”.
Che evoluzione musicale ha il pezzo e per quale motivo subentrano gli archi nel secondo ritornello?
Mi piaceva l’idea che la musica riuscisse a seguire il testo, ogni parola, così è iniziata la produzione. Strofa dopo strofa il brano cresce fino alla strumentale dopo il primo ritornello dove c’è la dinamica più alta. Dalla seconda strofa il brano, seguendo le parole, inizia a spogliarsi sempre di più per arrivare insieme al testo al “noi?”. Normalmente avrei pensato di replicare il ritornello ma non mi andava di concludere questo brano così perché sarebbe andato tutto bene, volevo che il brano si allontanasse dalla ricerca di una risposta e iniziasse una ascesa, come fosse un ricordo che va a mettersi dove sono tutti gli altri, da qualche parte nella testa. Entrano gli archi per addolcire l’armonia, tra il primo e il secondo ritornello il cantato ha un intenzione diversa, mi sono prima interrogato e poi ho capito che non c’era una risposta, così la parola bene sfuma in un coro di più voci che viaggiano verso l’alto. Almeno questo è quello che immaginavo nella mia testa, poi ognuno sente, vede e pensa quello che vuole, direi che questa è la magia!
Cosa dobbiamo aspettarci da te adesso?
Ho da poco iniziato le registrazioni di alcune tracce del mio primo EP, sono contento di collaborare con persone che credono in quello che faccio e ho voglia di suonare. Non ho ancora le date definitive ma ci sarà un disco e un piccolo tour. Per il resto le aspettative teniamole sempre basse.