Perché in fondo quello che caratterizza questo mood firmato da Alfredo Puglia aka Forelock è proprio un retrogusto africano misto alla Giamaica di Marley e compagni. Temi in levare si innestano dentro liriche che cercano proprio quel sapore nei vocalizzi e dentro le aperture delle vocali. E tutto questo, a firma del beat maker friulano Ultranoize che ha elaborato e sviluppato i provini del nostro, si sostiene dentro colonne portanti di dub. Ecco gli ingredienti che aprono “Follow me”, un EP di 5 brani uscito per La Tempesta Dub.
Si apre con il brano “Turnover” che gioca tutte le carte che dicevamo in una miscela noir assai ricca di fascino che tanto somiglia all’immagine di copertina del disco. E Forelock non mette mai da parte anche il gusto per una certa scrittura di ritornelli tanto che spesso il disco elude i tracciati del rap e sfocia dentro ballate pop elettroniche decisamente internazionali. È il caso della successiva “Drive Fast” in cui la melodia si fa gustare sin dalla strofa. L’inciso che resta subito alla mente, gioca carte di voocoder e questa è una scelta (assieme ad altre) assai abusata che riporta l’unicità del disco dentro gli scatoloni dove trovare tutto e tutti. Peccato…
Anche se devo dire che nella successiva “Sing about Love” – brano dedicato a Juba Lion – un autotune che va a ripescare modulazioni che campeggiano dentro i dischi di gente Kurt Wagner e dei suoi Lambchop. Anche qui: tante soluzioni già sentite ma perlomeno, in questo brano, si citano cose assai meno scontate…
Quando dico soluzioni scontate mi riferisco (ad esempio) al suono di drumming che introduce la title track “Follow Me” (cose che questo disco sfoggia quasi ovunque): non si contano i dischi – dal rock alla trap passando perfino per la canzone d’autore – che oggi usano questi beat metallici e taglienti, scosse elettriche direbbe qualcuno. Non conosco il nome tecnico ma non so come concludere la lista di produzioni che le usano tanto che ormai non si possono più sopportare. Qui cadono didascaliche, anche perché il nostro con questo brano è proprio quel mondo li che vuol citare: “…ho immaginato come sarebbe se, invece di seguire l’ostentazione del materiale che viene spiattellata nei testi di tanta musica trap o rap di oggi, la musica fosse d’ispirazione per migliorare e migliorarsi”. Eppure si finisce per seguire sempre l’ostentata produzione di tutti.
E dopo questo flesso di stile direi che con l’ultima traccia dal titolo “Dumpling”, Forelock si riprende tutto il merito delle aspettative che si erano paventate con l’inizio dell’ascolto: un flow e una metrica decisamente funzionanti, energiche e ricche di fascino. Il suono che mi richiama alla mente dei ghetti di New Orleans e poi l’Africa e la Giamaica inevitabilmente presenti. I rinforzi corali sono decisivi e l’assenza di un ritornello propriamente detto fa la differenza: spazio solo per un cambio di scenario sulla tre quarti del brano, una sorta di special che poi conduce a nuovi sviluppi di suono, di metrica e di timing. Soluzioni davvero vincenti. E anche qui non mancano quelle maledettissime scosse elettriche a sostituire un rullante battente. Amen.
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