Molto interessante l’iter artistico dei romani WakeUpCall: dall’album If Beethoven Was punk, in cui il grande rock si unisce a citazioni classiche (tratte da Beethoven, Mozart, Wagner e altri), fino alla decisioni di cantare in italiano, già evidente in Tu non ascolti mai, che permette alla band la partecipazione del concorso Sanremo Giovani, oppure nella cover di Nel blu dipinto di blu che è diventata la colonna sonora dell’iniziativa del MEI per intitolare il teatro Ariston di Sanremo a Modugno, in occasione del 70º anniversario del festival.
Quando abbiamo iniziato sognavamo di conquistare il mondo con la nostra musica. Il mondo lo conquistavi in inglese e quindi siamo partiti scrivendo musica in inglese. Questo ci ha dato la possibilità di viaggiare molto e grazie alla nostra musica di arrivare lontanissimo, partendo dalla vicina Europa, fino al Regno Unito, fino in Siberia, fino in Cina.A un certo punto però, sentivamo che mancava qualcosa
La band così si è espressa a favore della scelta della lingua italiana. La lingua italiana è inoltre perfettamente in grado di proporre una vasta serie di sfumature emozionali, che si esprimono bene anche nel nuovo disco, Doveva essere un disco indie , disponibile sulle migliori piattaforme di audio streaming. Registrato a Roma e mixato insieme ad Andrea Pachetti (che ha lavorato con Zen Circus, Ros, Emma Nolde e tanti altri) l’opera unisce molteplici influenze, che vanno dal cantautorato italiano fino al rock degli anni ’70, il tutto filtrato attraverso l’alternative rock ed il post rock (Afterhours e Teatro degli orrori su tutti)
Dannato, traccia di apertura, cattura immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore con le sue potenti chitarre distorte e la melodie orecchiabili. I testi affrontano tematiche universali con una prospettiva personale, introducendo l’ascoltatore all’universo sonoro dell’album. Verso Casa è abbastanza granitica, si apre con un synth molto anni ’80, per il resto il suono è molto potente e la linea vocale molto interessante. Il finale, dominato da synth e chitarra, è molto psichedelico. Le armonie vocali si intrecciano con le linee di chitarra evocative, creando un’atmosfera intima che lascia un’impressione duratura. Strutture simili si trovano anche nella successiva, Brucia, caratterizzata da un ritmo più marciabile. Alberi è un momento di riflessione e introspezione, questa traccia presenta testo profondo e melodia intima. Gli strumenti si fondono in un crescendo emotivo, catturando l’essenza più melodrammatica dell’anima indie rock. Non sono di qui è granitica, aggressiva. In E allora balla si evince un approccio più sperimentale, questa traccia rompe gli schemi convenzionali del genere. Elementi elettronici si mescolano con la potenza del rock, creando un’atmosfera unica e avvincente. Molto interessanti sono alcune frasi di chitarra elettrica, nonché il solo finale. Doveva essere una canzone d’amore è forse la traccia più ironica: su una melodia estiva, con un testo con citazioni a Rino Gaetano, si appoggia un ritmo martellante e marciabile. Fantasma è epica, oscura, presente delle interessanti progressioni dinamiche. Questa traccia sfida i confini del genere, con passaggi strumentali intricati che si alternano a momenti di pura potenza sonora. il mio pensiero felice mostra la versatilità della band, con un ritmo più lento e atmosfere malinconiche. Le armonie vocali si intrecciano con gli archi e le linee di chitarra evocative, creando un’atmosfera intima che lascia un’impressione duratura. I colori dipinti sono quelli di una cauta primavera, fatta d’amore. Un click è per sempre rivela un’energia contagiosa: questa traccia è un vero e proprio inno all’autenticità e alla ribellione nei riguardi dei tempi moderni, caratterizzati dalla orribile dominanza dei social network. Le chitarre incisive si fondono con un ritmo frenetico, creando un’atmosfera di pura elettricità che spinge l’ascoltatore a muoversi all’unisono con la musica. Il finale, pieno di elettronica, è interessantissimo. La conclusiva Questo posto ha bisogno di rocknroll si caratterizza per il suo sound up-tempo e contagioso. In perfetta linea con il titolo, le chitarre scattanti e le linee di basso pulsanti creano un ritmo incalzante che invita l’ascoltatore a scatenarsi. I testi, arricchiti da immagini vivide e parole taglienti, riflettono su temi di ribellione e determinazione.
Doveva essere un disco indie è una vivace testimonianza della scena indie rock italiana. Con il loro sound unico e i testi evocativi, la band ha creato un lavoro che riesce a catturare il cuore e le orecchie dell’ascoltatore: nello stesso tempo, però, questo gruppo valica i confini sonori del genere, attraverso elementi che provengono dal rock alternativo e dal grunge. Le varie influenze musicali si fondono per creare un’esperienza coinvolgente che trasporta l’ascoltatore in un viaggio emotivo e sonoro. Sicuramente questo disco potrebbe costituire un must per gli amanti del rock indipendente e rappresentare una tappa significativa nel percorso artistico dei WakeUpCall.
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