DALVIVO
Presenta
SCENES FROM AFAR
Autoproduzione
Federico Bessone, da Torino, dopo un grave incidente e un periodo di coma, si aggrappa alla musica. Scrive 20 pezzi durante la riabilitazione che diventano un modo per affrontare il trauma e le emozioni derivanti, per arrivare ad accettarne le casualità e conseguenze.
Di questi 20, 8 finiscono nell’EP “Scenes from afar”. Dal primo brano, che dà il nome al CD, che raccoglie e mette in musica alcune delle prime immagini viste nella fase di risveglio dal coma, l’esperienza si evolve fino ad arrivare ai momenti in cui si rendo conto che sta davvero tornando ad una vita normale.
Come definiresti con quattro aggettivi la tua/vostra musica?
Musica, Gioia, Gratitudine e Restituzione
Come si intitola la tua/vostra ultima fatica discografica e come è stato il percorso di produzione della stessa?
Si intitola “Scenes from afar”, e sono le scene che ho visto durante il risveglio dal coma farmacologico, nella Rianimazione del Maria Vittoria di Torino.
Dopo un grave politrauma avevo il braccio destro danneggiato ed atrofizzato: ho ripreso a suonare per affiancarne la riabilitazione. E lì i suoni hanno smosso emozioni fortissime, facendo riaffiorare i ricordi della Rianimazione, presso il Maria Vittoria di Torino. Ho iniziato a scrivere quelle immagini, che sono poi diventate le “Scenes from afar”, titolo del Disco e Title Track.
Ho cercato persone che potessero aiutarmi a fare un CD, cosa per me nuova sotto ogni aspetto possibile: anche per questo ci è voluto un sacco di tempo. E’ stata una conquista quotidiana ma finalmente ci siamo. Il 14 Giugno suonerò questi pezzi in un concerto-commiato con i medici ed infermieri degli ospedali Maria Vittoria e San Giovanni di Torino, quelli che mi hanno salvato la vita. Sarà la chiusura di questa lunga fase di “riabilitazione”. Dopo questa data, nessuna scusa varrà più J
Se ti chiedessi quanta gente “mi porti” ad un tuo concerto, come reagiresti?
Beh, gli risponderei con un numero realistico J La musica è Arte ma vale soltanto quando è finalizzata in un (lo dico male) “prodotto”. Detto un poco meglio, in un “oggetto” che può essere presentato, fruito e quindi goduto ma anche venduto. Non ci vedo nulla di sconvolgente in questo, soprattutto se quando si va a suonare si chiede un compenso.
Ciò che è sconvolgente è vedere il modo in cui la musica viene diffusa e promossa oggi: Spotify&C e i Talent hanno una grande responsabilità: ma anche i fruitori! Pensate alle proteste da parte degli utilizzatori di Spotify quando l’azienda ha chiuso l’accesso “pirata” alla loro piattaforma. Decine di migliaia di ascoltatori che protestavano perché 9€ al mese erano TROPPI per avere un accesso illimitato a MILIONI di canzoni.
Che è assurdo e svilente: milioni di canzoni non valgono 10 caffè, è davvero questo che decine di migliaia di persone hanno dichiarato?
A quanti concerti di musica di altri artisti indie sei stato negli ultimi sei mesi e cosa ne pensi dell’underground indipendente?
Ho visto una decina di concerti di gruppi locali e la metà di gruppi super main stream: l’underground indipendente è molto attivo ma è dura ritagliarsi degli spazi e fare interessare la gente alla tua musica. Mai come ora l’uomo è stato sottoposto ad un bombardamento di impulsi audiovisivi così incessante e pervasivo: rischi di essere soltanto l’ennesimo artista indie, in mezzo ad altri milioni. Perché la gente dovrebbe spendere qualche minuto per te, quando nel mondo ce ne saranno sempre più bravi, belli e social di te? Ecco, rispondere a questa domanda è uno sbattone pazzesco ma è forse la chiave per emergere un pochino e trovare qualche data in più.