“Dark ballad” è il nuovo singolo di Colbhi, che anticipa il disco d’esordio “Gigantografia di piccoli sospiri” in uscita il 20 aprile. Si tratta di una ballata oscura, che risuona fuori dal tempo e la voce profonda di Paolo Benvegnù dona una veste nobile e mistica alla canzone. Nell’apertura centrale compare il canto evocativo di Stefano Bolchi. Il testo in inglese è tratto dai “Proverbi dell’Inferno” di William Blake, poeta vissuto tra il Settecento e l’Ottocento.
Ciao Stefano! È un piacere averti qua con noi! Siamo curiosi di sapere come e quando nasce il progetto collettivo Colbhi?
Tutto è partito dalle sessioni di improvvisazione che ci sono state tra me, Osvaldo Loi e Federico Fantuz (fratelli musicanti da tempo) tra il 2020 e il 2021. Da queste ore di dialoghi sonori sono state estrapolate delle parti che apparivano come delle bozze di brani. In seguito, sono comparsi i primi testi, alcuni scritti da Daniela Bianchi, altri da me (Stefano Bolchi), altri ancora scritti da entrambi, a quattro mani. Quando ci siamo resi conto di avere un pò di canzoni si formò l’idea di farne un disco.
Colbhi cosa significa? Come avete scelto questo nome?
Siamo stati parecchio tempo a cercare un nome al progetto. Progetto che è collettivo perché ha compreso la messa in gioco di diversi aspetti (dalla composizione della musica, dei testi, degli arrangiamenti) tra me, Osvaldo Loi, Daniela Bianchi, Federico Fantuz. Nella difficoltà di trovare un termine che potesse dire di noi pensammo a “nomen nescio” (Enen), che indica qualcosa o qualcuno a cui non è possibile dare un nome. Ma non convinse. Era più interessante andare verso un nome che non significasse nulla di per sé, anche soltanto un suono. Mi venne in mente quando da ragazzini ci si prendeva in giro, richiamandoci con il nome storpiato dopo aver scambiato sillabe o lettere: a me chiamavano Colbhi. Cosi’ era più simpatico e leggero.
“Dark ballad” è il nuovo singolo con il featuring di Paolo Benvegnù. Quali sono state le principali fonti di ispirazione per la realizzazione del brano?
Dark ballad è nata durante una sessione di improvvisazione tra me (Stefano Bolchi), Federico Fantuz alla chitarra ed Osvaldo Loi al pianoforte. Tutti i brani del disco sono stati generati da queste chiacchierate estemporanee. Dopo il riascolto abbiamo registrato il pezzo cercando di rimanere aderenti all’atmosfera originale che ci sembrava avere un carattere interessante. Siamo spinti a pensare che nell’improvvisazione si possa dire qualcosa di più rispetto all’intenzione ragionata e volontaria. Io e Fantuz stavamo ascoltando la registrazione del brano: poteva essere una sorta di colonna sonora. L’atmosfera ci evocava un immaginario proveniente da un luogo lontano, un sound anglosassone cupo. Non abbiamo scartato però di immaginarcela canzone, a quel punto però in lingua inglese. Per il testo il mio pensiero fu presto rimandato a qualcosa scritto da William Blake. Sentivamo dentro al pezzo una voce profonda e mistica… ed è risultato spontaneo sia a me che a Fantuz fare il nome di Paolo Benvegnù. Ne parlammo poco dopo con l’amico produttore e musicista Marco Olivotto che si rivelò un efficace connettore astrale: ebbe il modo di fare ascoltare il brano a Paolo, che lo trovò vicino alle sue corde. Fu un emozionante sorpresa ricevere, qualche mese dopo, le tracce di voce di Paolo che circondavano la mia nel cantare il testo di Blake. Aveva dato al brano una veste nobile e mistica.
Come artista, quanto è importante la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?
Innanzitutto, sento di non saper definire chi è artista o descrivere un oggetto artistico. Però considero la ricerca e la sperimentazione come dei presupposti fondamentali della produzione artistica. Chi cerca, cerca sempre qualcosa di diverso da sé, dal suo stesso. La sperimentazione e l’improvvisazione sono esperienze che ci permettono di fare incontri.
Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso fino adesso dalla musica?
Che se mi faccio da parte, se lascio un po’ di vuoto, mi disoriento, ma poi provo stupore e meraviglia di fronte a quello che incontro, prodotto da me o da altri.
Progetti futuri? C’è un disco in uscita?
Il disco di Colbhi uscirà il 20 aprile e si chiamerà “Gigantografia di piccoli sospiri”.
Ora stiamo lavorando per portare il disco dal vivo che avverrà il 29 aprile al TIQU di Genova. Il progetto futuro è di fare concerti, un tour nei club italiani.