Beatrice Pucci e la sua “Figli” per non sentirsi orfani della musica che vale

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Beatrice Pucci è un nome che non potete conoscere, perché nemmeno noi lo conoscevamo fino a qualche giorno fa, quando in redazione è arrivata la proposta d’ascolto di un disco vero, intimo, sincero ed estremamente “attuale”.

Sì, perché oggi quello di cui abbiamo bisogno è indubbiamente una buona dose di sincerità e verità: non quella spicciola che la televisione vende in saldo, ma quella che passa attraverso i dubbi e le domande di una classe artistica capace di recuperare il valore primario e primigenio della scrittura, quello ciò di raccontare una dimensione interiore ed esteriore che, a proprio modo, possa creare “senso di comunità”.

Le colline dell’argento” è un EP denso, che noi abbiamo ascoltato in anteprima e che voi dovrete aspettare un altro mesetto per poter assaporare; ma Beatrice ha messo la testa fuori dal buco con un singolo, che invece è già disponibile su tutte le piattaforme per chiunque sia stufo della solita solfa del weekend: “Figli” è un brano catartico, che a proprio modo funge da manifesto personale di una sensibilità rara, che con penna aguzza taglia e cuce i contorni del cuore per inserirvi all’interno parole giuste, che entrano in profondità. Il senso di maliconia che invade l’intero brano serve a restituire l’atmosfera emotiva di un disco che farà parlare di lei, sopratutto per il modo in cui è stato prodotto, arrangiato e finalizzato.

Beatrice Pucci, infatti, ha deciso di immergere completamente sé stessa nella produzione del suo primo lavoro, “gettando il corpo nella lotta” (Pasolini docet) attraverso il controllo totalizzante di ogni aspetto musicale più minimo: ogni strumento e ogni suono è stato emesso e regolato da Beatrice, che ha tratto il proprio timbro autorale proprio dall’immanenza della propria, scelta solitudine. La canzone parla, alla fine, di musica, di canzoni e di bellezza come unica terapia al passare del tempo, e all’involarsi delle età: tutto quello che rimane, nel vociare della folla e nel rumore dei motori, è la sensazione che le cose belle, le giuste melodie e le parole opportune ci salveranno dal naufragio del nostro presente.

Sicuramente, Beatrice Pucci ha tutte le carte in regola per farsi àncora di salvezza: aspettate, e capirete.