Cosa succede quando l’elettronica incontra il gothic? Nasce “Ananke”, il nuovo album degli Hertzen. Il duo italo-brasiliano è tornato con undici brani fuori tempo, ipnotici e molto suggestivi. Fuori tempo perché sicuramente non siamo di fronte a un album mainstream. Gli Herzen sono un gruppo da locale underground. La loro è una musica per pochi eletti. Ipnotici perché i sintentizzatori ti trasportano nel loro mondo; ti cullano e stravolgono. Suggestivi perché sia dal punto di vista di sound che di testi non rimangono indifferenti.
“Ananke” tratta il tema del destino, della morte e di come l’uomo affronta tutto ciò. A tratti si illude che ci sia una via diversa, ma poi sbatte contro la realtà e il senso di agonscia, del non poter far nulla lo travolge. Queste atmosfere cupe vengono comunque smorzate da un sound che si mescola all’urban e alla presa di coscienza che di fronte a tutto questo, quello che possiamo fare è dare il meglio di noi nella vita di tutti i giorni.
Gli Hertzen sono un duo molto particolare. Apparentemente sono legati al mondo gothic rock, ma quando premi play vieni scaraventato in un mondo dove i sintentizzatori fanno da padrone. Un mondo che si ispira agli anni ‘80, mantendendo la loro impronta fresca e moderna.
Ci sono alcuni brani che ci hanno colpito più di altri e tra questi troviamo “Free”. In questo singolo il sound è travolgente, più spensierato rispetto al resto dell’album. Alrettanto degno di nota è “Fools for love” e “Daring Girl”. La voce della cantante, May Rei è semplicemente favolosa e ti tiene sul pezzo dall’inizio alla fine. Questi ragazzi ci sanno fare e siamo certi che non passeranno inosservati. Consigliamo a tutti un ascoltato di “Ananke”, disco davvero particolare.
“Un nome che esprime al meglio lo stato con cui abbiamo lavorato alla realizzazione dell’album, ovvero con quella forza inarrestabile a cui, nel bene e nel male, è difficile opporvi resistenza. Ananke è ciò che è necessario, come quello che per noi è la musica. Tutto riconduce alla severa inesorabilità dell’ananke, a cui possiamo solo arrenderci.
É un vicendevole prendersi cura, volto però a tranquillizzarci, a nascondere l’angoscia. Viviamo aggrappati a quell’istante emerso dagli abissi che ciascuno di noi è. Cerchiamo il significato della vita, ma siamo incapaci di goderla (come invece fa una falena)”.