In occasione dell’uscita del suo ultimo singolo per Perindiepoi Dischi, abbiamo fatto qualche domanda a Flemma su “Ossigeno”, la scena pop e le apnee emotive. Insomma, un’intervista tutta da gustare.
Ciao Flemma, benvenuto su Onde Indiependenti! Innanzitutto, come stai e come stai vivendo l’uscita di “Ossigeno”, il tuo ultimo singolo.
Ciao ragazzi! Sono contento di essere riuscito a portare a termine anche questo piccolo progetto. Come tutti, anche io ho fatto i conti con le difficoltà del momento, ma avere la possibilità di concentrarmi sulla musica è stato davvero salvifico! Questo brano è stato per me, e spero anche per altri, una vera boccata di ossigeno!
“Ossigeno”, tra l’altro, è un titolo ben evocativo. L’elettronica (tuo marchio di fabbrica, o sbagliamo?) aiuta a creare atmosfere che oscillano tra canzone d’autore e dancefloor. Cosa significa per te “respirare”? Sembra una domanda semplice, ma non lo è affatto!
Non sbagliate! L’elettronica mi ha sempre affascinato, e attualmente rappresenta un punto imprescindibile per le mie idee musicali. La musica è “respirare” per me: la possibilità di esplorare la mia parte creativa ma anche l’opportunità preziosa di condividere questa creatività con gli altri. E a proposito di immaginario creativo, il mare è un elemento costante nei miei video e nei visual che accompagnano i pezzi. Anche quello per me è respirare!
Quali sono le cose che aiutano Flemma a respirare, quando l’aria si fa pesante e la paura di “soffocare” (alla Palahniuk) cresce?
Sono felice di poter contare sulle persone che mi vogliono bene, i miei amici, e come al solito la musica. E’ una valvola di sfogo e mi aiuta a rimettere insieme i pensieri. Non solo come creatore ma anche come ascoltatore. Non ricordo un giorno senza musica nella mia vita.
“Ossigeno” è una parola che negli ultimi tempi abbiamo sentito più e più volte. In termini, spesso, drammaticamente sanitari. In particolare modo, il mondo dello spettacolo sembra essere stato catapultato in uno spazio di lento soffocamento, in chiara penuria d’aria. Come si fa, secondo te, a ridare “Ossigeno” alla scena?
Anche la musica va alimentata e sostenuta: ci vorrebbero più investimenti, più attenzione. Ricordo con molto interesse quello che succedeva nella Berlino dei primi anni 90. Il governo diffondeva bandi pubblici atti al supporto di musicisti emergenti, oltre a promuovere iniziative sul territorio. Credo che la politica attuale debba concentrarsi di più sul cosiddetto intrattenimento: è un settore che se gestito nel modo giusto può portare valore, anche economico, alla società!
Ecco, parliamo di “scena”. Come ti pare il panorama musicale di oggi? Certo, restringiamo il campo ai tuoi “colleghi”, i cosiddetti emergenti. Che tipo di “aria” si “respira”, insomma, sulla scena?
Mi piace il fermento che si respira anche se non guasterebbe un po’ più di diversificazione. Mi rendo conto che certi parametri siano diventati indispensabili a chi vuole avere successo e mira al grande pubblico, ma osare un po’ di più restando se stessi sarebbe un passo quasi rivoluzionario! Personalmente provo a farlo ogni volta.
Ti va di suggerirci, a tal proposito, qualche nome interessante da scoprire?
Mi piacciono Apice e Listanera, ma anche i BNKR44 e Svegliaginevra.
E ora? Prevedi di esibirti live, quest’estate? Hai in cantiere un disco o continuerai ad uscire per singoli come fatto finora?
Mi piace l’idea del singolo. Attualmente non sono interessato alla pubblicazione di un disco. Quest’estate continuerò a far circolare il progetto su internet, ma non escludo un domani di tornare a suonare dal vivo!