A capofitto nel cult pop di Cardo

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E’ uscito oggi “Quanti te ne fai”, il nuovo singolo del cantautore campano Cardo, già coinvolto in diversi progetti musicali di spessore (tra cui I Botanici, di cui è stato leader e cantante) fino al suo esordio da solista avvenuto con Futura Dischi: “Un amaro, grazie“, EP del 2019, segna l’inizio del progetto “Cardo”, in cui Mirko Di Fonso si lancia a capofitto riscuotendo il plauso di critica e pubblico.

Lo stile di Cardo, a metà tra cult e pulp, si rifà in modo più o meno esplicito al piglio rock tutto all’italiana di Vasco Rossi: i riferimenti al vate di Zocca, nelle canzoni dell’artista di San Leucio del Sannio, diventano elementi strutturali di una poetica ben precisa, che continua a rendere presenti ed evidenti i proprio padri putativi.

Dopo l’esperienza con Futura, Cardo passa all’allora neonata Dischi Rurali, che nel giro di poco tempo diventa un interessante fucina di talenti provenienti, sopratutto, dall’area campano-irpina (ultimamente, abbiamo avuto modo di apprezzare il disco d’esordio di Stefanelli, pubblicato proprio dall’etichetta rurale); nella modalità di produzione autogestita proposta dalla label, Mirko riesce a dare ampio spazio a quel germe “cult” emerso fin dal primo lavoro da solista, trasformandolo in “icona” di un nuovo movimento pop incentrato su sonorità rock anni Ottanta e su tesi ironici e sfrontati. I titoli dei brani di Cardo riassumono (pur senza definirlo) il messaggio dei suoi testi, lasciando trapelare un approccio ironico e libertino alla vita, impegnato nel disimpegno da qualsiasi vincolo e tabù.

Anche in “Quanti te ne fai”, Cardo provoca l’ascoltatore quanto la destinataria (reale o immaginaria che sia) del brano: il linguaggio usato è diretto, genuino e “intellettualmente onesto”, ricordando l’eccesso espressivo di “Colpa d’Alfredo” – brano che anche il giro di chitarra, in qualche modo, richiama esplicitamente. Il risultato è un brano dal retrogusto vintage, che fa dell’interpretazione di Cardo il suo punto di forza; un brano del genere, in effetti, può essere cantato solo da lui: interpretato da altri, potrebbe perdere di sincerità, apparendo per ciò che non è.

Non c’è violenza né rabbia distruttiva, in Cardo: solo un tentativo di fare pace con il passato vivendo con ironia il presente, e sussurrando divertito all’orecchio di chi non capisce le sue provocazioni: “una risata vi seppellirà”. Noi, ce la ridiamo con lui.

Foto in copertina di Chris Di Fonso.