Bebawinigi
“Stupor”
Subsound Records
https://open.spotify.com/album/6xjb3EeF2VyeJWxap1jNQp?si=Stb31QoQSUumLRXNGZ6O1A
“Stupor” è il secondo capitolo dell’ambizioso progetto sperimentale di Bebawinigi, cantante, polistrumentista, compositrice ed attrice. Doppio succulento Lp dalla gestazione travagliata, frutto di anni di esperienza live in giro per le migliori venues d’avanguardia d’Europa e sorto dalle ceneri del buio della pandemia, finalmente “Stupor” esce nell’autunno del 2022 raccogliendo in sé un flusso potentissimo di energia e suggestioni, imponente e violento come una valanga in piena. In questo secondo lavoro l’artista riconferma, ma ad uno stadio più maturo e libero, l’ecletticità e il gusto avant-garde del suo progetto, sperimentando con generi, toni ed atmosfere molto diversi tra loro e tuttavia legati da un discorso unitario dal carattere molto cinematografico (e lei nel cinema ci lavora ormai da anni). Sempre in bilico tra la dimensione piccola, intima e delicata e quella cosmica, poderosa e travolgente, in una commistione bilanciata tra comicità grottesca, poeticità lieve e sognante, aggressività cupa e inquietante e lirismo solenne, Bebawinigi stravolge il suo violoncello, porta ai limiti estremi la sua ampia e stregonesca voce, perfeziona il suo personalissimo “bebawinigesco” grammelot, distrugge lamiere di metallo, graffia chitarre, gioca coi synth e si circonda stavolta di pochi collaboratori essenziali che la coadiuvano con distorsioni, sound design evocativi e percussioni viscerali e minacciose, primo tra tutti il fonico e musicista Michele Gualdrini, che si occupa anche di buona parte della produzione e registrazione del doppio disco e infine dell’intero mix di questo monumentale lavoro alla cui base c’è un principio fondante: non sapere mai cosa potrà accadere al prossimo brano.
L’INTERVISTA
Come definiresti con quattro aggettivi la tua musica?
Aaaaaahhh! Partiamo con una domanda difficilissima! Ok, posso cercare di scrivere quattro aggettivi di quello che è per me in questo momento: fresca, necessaria, coraggiosa, cinematografica.
Come si intitola la tua/vostra ultima fatica discografica e come è stato il percorso di produzione della stessa?
La mia ultima fatica si intitola “Stupor” e devo dire che il suo percorso è stato lungo e complesso. Tuttavia è stata una ricerca sonora entusiasmante e divertente, puro piacere della composizione. E’ un disco maestoso, da godersi come se fosse un film, anche per la sua durata, visto che è un doppio LP, ma è anche molto burlone, a partire dalla copertina, su cui c’è una mia tetta in primo piano, che sembra quasi un occhio sgranato e instupidito… Stupor, appunto!
Credo che il tuo sound sia molto internazionale… In Italia finora come è stato recepito?
Purtroppo l’Italia è indifendibile. Da secoli e secoli è un paese vecchio e stantio, che non vuole ringiovanire, rischiare, sperimentare e che considera innovativi artisti che fanno musica di 50 anni fa però suonata peggio. La cosa assurda è che di musicisti molto validi ed innovativi che cercano di uscire dall’underground ce ne sono, ma il nostro bel paese ed è ottusamente miope di fronte a questo. Peccato, perché poi un pubblico attento, curioso ed entusiasta ce l’avrebbe pure. Ma non ho intenzione di angosciarmi per questo, né tantomeno di piegare il mio lavoro alla canzone facile e banale, altrimenti cambio mestiere. Non faccio musica per gli italiani ma per gli esseri umani e anche per gli alieni. E sono felice di avere un pubblico in questo meraviglioso Universo che ama la mia musica.
C’è molto cinema nei brani di Stupor… Quanto è importante e in che modo influenza il tuo modo di pensare musica questa arte visiva?
Tantissimo. Ho studiato cinema e lo amo da quando sono nata. Per un periodo della mia vita ho anche rischiato di diventare una brava direttrice della fotografia ma la musica ha avuto la meglio. Tuttavia a me piace creare a 360 gradi. Spesso se scrivo un brano, è accompagnato o nasce da un disegno, o da una foto o da un’idea di film o spettacolo che mi vengono in mente. Non riesco a scindere tra le diverse forme d’arte che mi piacciono quindi i miei lavori sono come dire, “sinestetici”, ovvero afferiscono a più campi sensoriali contemporaneamente. Perciò spesso ci sono delle “ambientazioni” diverse che hanno un carattere tutto cinematografico, vedi per esempio brani come Let the game…, Space, The call of the Deep. Non a caso spesso lavoro anche per delle colonne sonore e questa cosa mi piace tantissimo.
A quanti concerti di musica di altri artisti indie sei stata negli ultimi sei mesi e cosa ne pensi dell’underground indipendente?
Sono stata a diversi concerti di artisti “indie” e talvolta erano miei amici o conoscenti, quelli sul palco. Ma mentre in altri Stati viene loro dato un certo spazio, in Italia, come ho scritto prima, gli artisti bravi ed in qualche modo originali ci sono, ma faticano ad emergere e la cosa triste è che nessuno è pronto ad investire per realtà del genere. Peccato.
Progetti per il futuro?
Tanti ed entusiasmanti! Innanzitutto vorrei cercare di portare in giro questo disco facendo più live possibili. Parlando invece del lato creativo, sto scrivendo il terzo disco, sto lavorando su altri videoclip, su uno spettacolo teatrale, su due colonne sonore e… anche su un’altra cosa molto bella super top-secret! Infine il mio prossimo obiettivo è scrivere musica per il mondo dei videogame. Spero di riuscirci presto!